«L’Albero della Vita, Palazzo Italia e il Padiglione Zero non verranno smantellati», lo ha annunciato Giuseppe Sala, commissario Unico per Expo 2015, nel corso di una seguitissima conferenza stampa che si è tenuta a Palazzo Italia.
«Lavoreremo», ha spiegato Sala, «affinché il valore di queste realtà così significative e apprezzate non si perda. Quello su cui ci stiamo orientando è congelare questo valore, facendo in fretta i lavori per riattivare queste realtà a maggio. Dopo i cantieri per lo smantellamento di Expo, cercheremo di rimettere in funzione l'Albero il prima possibile, certo non come adesso, con continui spettacoli. Si vedrà».
«Diciamolo subito: con l’Albero della Vita l’Italia, Paese della fantasia e del saper fare, ha fatto goal», ha dichiarato Diana Bracco, presidente di Expo 2015 , in occasione dfella Festa dell'Albero della Vita, che si è tenuta il 21 ottobre, negli ultimi giorni dell'apertira dell'esposizione universale.
«Il nostro Albero è diventato un’icona mondiale. Una grandiosa costruzione a metà tra monumento, scultura, installazione, edificio, opera d’arte, simbolo del ritrovato Orgoglio italiano. Con i suoi giochi di luci, acqua e con le sue straordinarie musiche italiane ha incantato ed emozionato capi di Stato, presidenti, principi e regine di ogni continente.
«Ma la gioia più grande è che l’Albero della vita è stato ammirato e ha fatto sognare milioni di visitatori di Expo che l’hanno fotografato e postato sui social network: persone provenienti da tutto il mondo che sono tornate a casa portando nel cuore il ricordo dello spettacolo di Lake Arena».
Ma quali sono, secondo Diana Bracco, le ragioni di tanto successo?
«Padiglione Italia ad Expo è una struttura fisica fatta di architetture e spazi, ma è anche una narrazione, un racconto semplice e immediato che definisce lo spirito con cui il nostro Paese si è presentato al mondo. Una narrazione che ha il “gran finale” nella simbologia dell’Albero. L’allegoria è costituita da poche metafore fondanti che ruotano intorno al concept principale: il Vivaio. Quindi il padiglione come terreno di coltura per i nostri semi (le nostre risorse più giovani, le nostre eccellenze): il futuro del nostro paese. Le radici dell’albero corrono all’interno di questo humus ricco di risorse e ne raccolgono “l’energia vitale”: l’esperienza, le conoscenze, la progettualità, la cultura, il nostro patrimonio materiale ed immateriale, in una parola: le nostre “forze". Questa straordinaria ricchezza ha dato luogo all’albero di grandi dimensioni che si erge sopra all’intero Cardo, per completare il racconto nella parte più coerente con lo spirito di una Esposizione Universale: la condivisione. L’albero rappresenta l’epilogo del nostro racconto, il finale del nostro film, la metafora cruciale della allegoria: le fronde ridistribuiscono i nostri semi a tutto il mondo, in un gesto simbolico di partecipazione, condivisione e generosità».
Ma il simbolo ha origini lontane, nel Rinascimento.
Ha continuato Diana Bracco nel suo discorso: «Il simbolo italiano dell’Albero della Vita nasce dalla ricerca di un simbolo marcatamente italiano, rappresentativo di uno dei periodi più straordinari dell’ingegno umano: il Rinascimento. Come sapete l’architettura dell’albero è tecnicamente una “rivisitazione” del pavimento della Piazza del Campidoglio di Michelangelo. E’ stato ideato da un direttore creativo italiano , Marco Balich, e da un team di designer di Milano, Gioforma. Finanziato dalla più grande associazione agricola del Paese (Coldiretti), insieme a una delle nostre più importanti multinazionali (Pirelli), in team con un consorzio di aziende bresciane (Orgoglio Brescia, consorzio che ha anche costruito la struttura). Le musiche che accompagnano lo show sono italiane e anche la colonna sonora realizzata ad hoc è anch’essa da un compositore italiano: il maestro Cacciapaglia».
In occasione della Festa dell'Albero della Vita, proprio il maestro Roberto Cacciapaglia si è esibito con l’orchestra dell’Accademia della Scala in un grande concerto, offerto ai tanti visitatori di Expo di quella sera.
Ha concluso Diana Bracco: «Scoprire che tutti
vorrebbero l’Albero della Vita è una soddisfazione enorme. Obiettivo raggiunto.
Personalmente
ritengo però che per quest’opera fortemente legata a Palazzo Italia, edificio costruito
per rimanere come lascito alla città di Milano, si debba immaginare un futuro comune
qui sul sito dove sono stati costruiti».