In occasione della Conferenza, Famiglia Cristiana ha intervistato tre ambasciatori italiani in Africa. Oggi pubblichiamo l’intervista a Emilia Gatto, ambasciatrice italiana in Niger dal 1 luglio 2021.
Laureata in Scienze Politiche all'Università La Sapienza di Roma, Emilia Gatto è entrata in carriera diplomatica nel 1990 al Servizio Stampa e poi all'ufficio Medio Oriente degli affari economici. Ha un'esperienza professionale variegata, che spazia dalle materie economiche e commerciali, a quelle consolari e multilaterali, politiche e dei diritti umani. In prima uscita a Bangkok, è stata Console a Lilla, Consigliere commerciale a Riyad, Primo Consigliere alla Rappresentanza presso l'Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economici con delega all'energia e all'ambiente, Primo Consigliere e poi Ministro alla Rappresentanza presso le Nazione Unite, e da ultimo Console Generale a Parigi.
Ambasciatrice Gatto, l’ ambasciata in Niger è stata aperta da pochi anni. Che cosa ha spinto la nostra diplomazia a essere presente nel cuore della regione sub-Sahariana?
“L'Italia ha da tempo una presenza consolidata in Africa, che consideriamo un partner importante in tante tematiche politiche ed economiche. Tuttavia, in passato la nostra presenza era geograficamente localizzata soprattutto in alcune zone, come il Maghreb e il Corno d'Africa. Più recentemente, con l'emergere nel Continente di alcuni Paesi che trainano lo sviluppo, la comparsa di importanti attori internazionali, come la Cina, la Turchia e la Russia, ma anche l'innalzarsi della minaccia terroristica e il proliferare di flussi e traffici illegali che stanno interessando in particolare l'Africa Occidentale, l'Italia ha fatto la scelta di colmare il suo gap di presenza nella Regione, precedendo in alcuni casi Paesi importanti come il Regno Unito, e diventando in breve tempo un partner di riferimento di tutto rilievo”.
Quali sono le principali criticità della regione?
“Tre sono le principali criticità della Regione: la minaccia terroristica; i traffici e i flussi migratori illeciti; lo sviluppo. Sono sfide globali immense, strettamente interconnesse, che si giocano alle porte di casa. Benché siano sfide percepite in diverso ordine di priorità da noi e dagli africani, si lavora insieme, nella consapevolezza della loro complessità, e del fatto che nessuno Stato possa risolverle da solo”.
Quanto è presente la cooperazione italiana in Niger?
“In Niger la cooperazione italiana è molto presente a livello di impegno nello sviluppo, nel sostegno umanitario e di emergenza, nell’accompagnamento dei flussi migratori, nei progetti di ricerca scientifica e, non da ultimo, nell'addestramento militare. Una presenza importante ed apprezzata, che ci ha fatto diventare un interlocutore privilegiato nella Regione”.
I nigerini che cosa si aspettano dall'Italia e più in generale dell'Europa? Che immagine ha l'Italia nella regione?
“Il Niger è il Paese faro della zona del Sahel, perché è quello che ha dimostrato capacità di transizione democratica del potere, come non accade facilmente nel continente, e perché è quello che per il momento assicura il più alto livello di stabilità politica. La dirigenza nigerina, guidata da un Presidente con grande visione strategica, conta sul sostegno nostro e su quello dell’Europa nella propria lotta alle sfide globali che si concentrano sul suo territorio. E l’Italia sta via via dimostrando di saper rispondere e di saper fare squadra, sia con il nostro approccio empatico e dialogante, sia con l'efficacia della nostra formazione, come riconosciuto pubblicamente da ultimo il 17 dicembre nel discorso alla Nazione del Presidente Bazoum”.