Don Giorgio Ciucci, 48 anni, cappellano della casa generalizia delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù
«Tutta l’opera apostolica di madre Clelia Merloni individua nella Vergine Maria il modello di vita cristiana per eccellenza. Madre Clelia si è posta con semplicità alla scuola della “grandissima umiltà” di Maria»: così don Giorgio Ciucci, cappellano della casa generalizia delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, delinea il ritratto della fondatrice.
«Trovando conforto nell’insegnamento della Madonna», continua il sacerdote, «invitò sempre le sue figlie spirituali a pregare tanto, diffidando delle loro uniche forze per riversare con completa confidenza ogni attesa nel Cuore Immacolato di Maria e in quello del suo Figlio Gesù».
Ma chi era questa figura in anticipo sui tempi, animata da uno straordinario dinamismo nella fede e da un incrollabile slancio mariano? Nata il 10 marzo di 160 anni fa e tornata alla casa del Padre il 21 novembre 1930, papa Francesco nell’elevarla alla gloria degli altari vi ha visto una testimonianza preziosa di quella “Chiesa in uscita” vicina ai deboli e ai sofferenti che ricorre spesso nelle sue parole.
La storia di Clelia avvince, movimentata da colpi di scena e peripezie. Seguendo un’ispirazione avuta in sogno, appena 23enne partì con l’amica Elisa Pederzini verso Viareggio, città di cui non conosceva neppure l’esistenza. È il 24 aprile 1894. Appena arrivate alla stazione di Viareggio, si fermano a pregare nella vicina chiesa della Madonna del Carmine, per poi raggiungere quella di San Francesco oggi dedicata a sant’Antonio di Padova. A Maria affidano quella missione che porterà alla nascita delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, tuttora impegnate a sostenere la santa missione di santa Margherita Maria Alacoque: far conoscere e amare a tutti il Sacro Cuore di Gesù.
Il Governo generale delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù
Per Clelia il legame con Maria affondava radici lontane, dal giorno del Battesimo, nella cattedrale di Forlì, sotto lo sguardo materno dell’icona della Madonna del Fuoco, cui rimase sempre devota. Meditando davanti a Maria, amava ricordare come quel sangue sgorgato copioso dalle ferite di Cristo che sembra quasi una pioggia sul capo della Madonna ai piedi della croce, faccia di Lei «l’apostola più fervente, la prima delle martiri».
L’Addolorata è al centro del carisma di madre Clelia, un punto di riferimento specie in travagli e difficoltà. Tanto che nelle Costituzioni dell’istituto, riviste dalla fondatrice proprio ad Alessandria, la Mater Dolorosa occupa un ruolo centrale come «aiuto nelle tentazioni, difesa nei pericoli e luce nell’oscurità del dubbio».
Durante il processo per la beatificazione diverse testimonianze confermarono il suo attaccamento alla Mamma Celeste: «Amava molto la Madonna e non la separava mai da Gesù e quando si doveva accendere la fiamma della speranza in qualche cuore depresso, ella trovava parole appropriate per suscitare la pace e la fiducia di Dio raccomandando il ricorso a Maria. Ella stessa, personalmente, aveva provato l’efficacia di questa devozione».
Ma la beata Merloni imparò anche a vedere in Maria un modello nella pratica delle virtù, come il servizio e l’amore per il prossimo. In una sua lettera scrive che l’intera vita della Vergine di Nazareth è stata servizio per gli altri e che per questo «Maria c’insegna a praticare la carità».
Per madre Clelia, Maria è la Madre costantemente presente che intuisce i sentimenti dei figli, che cura, che protegge e riscalda i cuori, che ci fa crescere amorevolmente nella carità. La Vergine Maria non è soltanto un modello di preghiera, ma un esempio significativo e profondo di madre amorosa e di donazione senza riserve.
La presenza della Madonna ha illuminato l’intera esistenza della beata Merloni fin dal 1892 quando, entrata nella congregazione delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza a Como, venne guarita improvvisamente dalla tubercolosi grazie all’intercessione del Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria, e soprattutto, poi, nei momenti di desolazione, come quando venne colpita, agli inizi del ’900, da calunnie che ne determinarono la destituzione dal governo e poi addirittura l’allontanamento dall’Istituto da lei fondato.
Madre Clelia si spense a 69 anni, il 21 novembre 1930, festa liturgica della presentazione di Maria al Tempio, facendoci intravedere così tra le righe il coronamento del suo amore filiale alla Madonna. Aveva dato tutto, come Maria, a Dio. Si era offerta sino alla fine, evitando di trattenere qualcosa per sé: si era fatta pane spezzato per tutti. Per i più poveri. Gli ultimi. Gli emarginati. I soli e gli esclusi.