Primavera pugliese, pomeriggio al centro ludico Il Piccolo Principe di San Severo: ”Mio padre è un carabiniere! Sai cosa significa, maestra?”. “Cosa significa, Luigi?”.”Che ha tanta forza e coraggio perché lui protegge tutte le persone”. Poche ore prima il feretro del maresciallo buono, avvolto dal tricolore, aveva lasciato la cattedrale di Santa Maria dell’Assunta: mentre una città intera salutava un figlio, suo padre Luigi lo piangeva fissando fiducioso il cielo. Nella settimana santa la mia terra è in lutto poiché un cuore ha smesso di battere, quello colmo di amore, di un figlio verso il padre e la sua comunità.
Vincenzo Carlo Di Gennaro, nell’arma dei carabinieri dall’età di 24 anni, era molto legato al papà, fino al momento in cui tre colpi di pistola hanno interrotto la sua esistenza; ma non il suo sorriso.
Il 13 Aprile scorso il maresciallo dei carabinieri viene ucciso nella piazza di Cagnano Varano da un pregiudicato, fermato per un ordinario controllo, mentre il suo giovane collega rimarrà ferito non mortalmente da due proiettili.
Perfino oggi -ammazzato come un cane - è l’espressione rabbiosa di commento di chi, da troppo tempo, respira l’atmosfera pesante di un angolo del Tavoliere delle Puglie baciato dal sole ma lambito dalla criminalità.
I miei concittadini tuttavia, asciugate le lacrime, scorgono una nuova alba tanto attesa, perché il sacrificio di un 46enne come tanti, non resterà vano nella storia della terra garganica.
Nel silenzio che accompagna i tradizionali riti religiosi, tra i vicoli di Cagnano Varano e San Severo, molti ricordano il viso del carabiniere, quotidianamente al servizio dello Stato: un cenno di cordialità per tutti, delicato e spontaneo, ad ogni ora del giorno.
Il primo ad esprimere dolore e commozione per l’accaduto è stato padre Franco Moscone, l’arcivescovo giunto nella terra di San Pio da pochi mesi ”il terzo omicidio da quando sono in puglia, per di più diretto al cuore delle istituzioni; l’Arcidiocesi di Manfredonia, Vieste e San Giovanni Rotondo risponde con il Vangelo”.
La notizia che mai nessun foggiano avrebbe voluto ricevere, è riecheggiata invece in tutta la penisola dalle labbra di un altro figlio del Gargano, il premier Giuseppe Conte, che dal minuto di silenzio al politecnico di Bari fino al funerale solenne nella cattedrale di San Severo, ha espresso commossa vicinanza all’Arma dei Carabinieri e ai famigliari di Vincenzo.
Questi si stringono attorno a Stefania, la compagna che dopo l’estate sarebbe diventata la sposa del carabiniere buono - sono sicura che resteremo sempre uniti perché, come dicevi tu, noi siamo due corpi e un’anima - aggiunge facendosi forza dinanzi alle più alte cariche dello stato giunte alla camera ardente.
Probabilmente una immagine come tante scandite dalle lacrime che rubano il fiato alle parole, a cui i mass media ci hanno abituati all’indomani degli assassini verso le forze dell’ordine.
L’anima bella di un servitore della Patria non si è spenta in un gesto eroico di opposizione al male ma ancor più, sublimata di amore autentico e incondizionato, ha sconfitto il male rigettandolo nelle tenebre che lo hanno partorito.
La settimana santa scorge quindi in anticipo la luce piena della resurrezione, pregustando la promessa di Cristo, che vincendo la morte ci ha resi partecipi della sua resurrezione.”Nessuno muore sulla terra, perché vive nel cuore di chi resta” è il significato profondo che carica il senso dei giorni a venire per quanti conoscevano Vincenzo nella mia città.
Un uomo di vera fede e devozione, come precisato da papà Luigi, testimonia nelle opere che lo hanno accompagnato, come la speranza in un mondo migliore sia fiamma che tutti possiamo alimentare, giorno dopo giorno.
Proprio all’indomani di un grave fatto di cronaca, fare squadra per ricucire un tessuto sociale duramente provato dal dominio mortifero della criminalità organizzata è l’imperativo personale di ogni uomo o donna di buona volontà, senza distinzione di appartenenza politica, religiosa o culturale.
Ogni persona che quotidianamente rischia la vita per difendere la verità e la società, deve poter contare sulle preghiere della sua chiesa, mosaico di pietre vive che attendono il Risorto.
Nel Sud d’Italia, prepotentemente violato nei suoi antichi valori da logiche di prepotenza e trame di illegalità, l’esempio di un sacrificio umano come quello di Vincenzo soppianta ogni retorica promessa di ricostruzione, ogni sterile giustificazione all’individualismo, perché contiene in se una certezza: l’amore è più forte della morte.
Questo profumo di eternità hanno sperimentato increduli i discepoli di Gesu di Nazaret,e questo siamo chiamati a testimoniare come sentinelle del Vangelo e cittadini del mondo, inevitabilmente affaticati dal legno delle nostre croci, ma con lo spirito combattente di chi tutela un’anima bella da coloro che uccidono il corpo.