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giovedì 19 settembre 2024
 
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L'apocalisse di Lampedusa ha cause ben precise

15/09/2023  L'ignavia dell'Europa, le leggi sbagliate del governo, che impediscono i soccorsi, la rabbia dei profughi, il caos degli sbarchi, l'esempio dei lampedusani. Come dice il direttore della Caritas se vogliamo risolvere il problema e conservare la nostra umanità abbiamo bisogno di un cambio di prospettiva nella politica migratoria

Sull’Apocalisse di Lampedusa di questi giorni, come è stata definita dal parroco dell’isola, hanno tutti torto. Tutti tranne uno. Ha torto il governo italiano ad ostacolare gli aiuti, violando una delle leggi più antiche dell’umanità, quella del mare, che impone di salvare vite umane che stanno affogando tra i flutti.

La nave Mediterranean Saving Humans ha lamentato di aver ricevuto un’ispezione e di essere stata privata delle attrezzature di soccorso e delle medicine per soccorrere i naufraghi. Andate pure per mare, ma senza i salvagenti. Ha torto l’Europa, con le sue leggi complicate e inconcludenti che si elidono tra di loro, frutto di una mediazione che privilegia gli Stati membri del Nord e quelli sovranisti del Patto di Visegrad. Sovranisti che rifiutano ogni compromesso con i Paesi della sponda mediterranea.

Quote risicate che vengono aggiornate, tecnicalità che nascondono il rifiuto di accogliere nuovi migranti. L’Europa degli egoismi è più viva che mai, come un condominio che chiude le porte di ogni appartamento.

Ma hanno torto anche Francia e Germania, che hanno calato una cortina di ferro alle frontiere, respingendo i migranti che volevano raggiungere le loro famiglie con brutalità inusitata. Basta dare un’occhiara a quel che sta avvenendo a Ventimiglia.

Intanto nell’isola più vicina all’Africa che all’Italia è il caos. Gli approdi dei barchini provenienti dalla Tunisia e dalla LIbia, scortati dalla Guardia Costiera o giunti autonomamente, si susseguono senza sosta approfittando del bel tempo.

I migranti scendono dalle piccole imbarcazioni scalcagnate, percorrono scalzi pochi metri sulla via Roma, in mezzo ai turisti e agli abitanti, e si consegnano nella vicina caserma dei carabinieri. Quelle salvate dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza vengono affondate ma spesso le reti dei pescatori lampedusani ci finiscono contro, incagliandosi o strappando le maglie, con danni enormi per la pesca.

Quest’estate, in una delle bellisssime spiagge, i turisti hanno visto arrivare un mare di giubbotti di salvataggio e altri oggetti provenienti da un barcone lasciato affondare.

I naufraghi invece finiscono in condizioni difficilissime come tutti gli altri nell’hot spot di Contrada Imbriacola, costruita per ospitare tra le 300 e le 600 persone e attualmente stipato fino all’inverosimile con seimila presenze, gestite dalla Croce rossa dal primo giugno scorso. Uomini, donne, bambini, anziani accalcati senza alcun riguardo per la promiscuità, in attesa di essere trasferiti in Sicilia dalle navi traghetto, per poi solitamente finire in strada, clandestini ma liberi, non certo rimpatriati nei Paesi d’origine come prescrivono le leggi italiane.

Numeri da esodo biblico. In 24 ore sono approdati oltre 5 mila migranti per un totale di 110 sbarchi, tra tragedie senza fine, come la morte di un bimbo di cinque mesi per il rovesciamento di un barchino. Migliaia di migranti ammassati, stremati ed esasperati vengono contenuti dalle forze dell’ordine con scudi e manganelli sul molo Favaloro.

Altri vagano come zombi per le strade dell’isola. Sindaco e parroco invocano l’intervento del governo, di un’onda d’urto che è impossibile reggere da parte di una popolazione eroica che non ha mai risparmiato l’aiuto e il soccorso ai naufraghi, nonostante le infinite difficoltà, come quelle che si presentano al pronto soccorso, unico sia per isolani che per migranti, con attese infinite da parte della popolazione locale.

I lampedusani in questa storia sono gli unici ad avere tutte le ragioni. Al 13 settembre sono 123 mila i migranti arrivati sull’isola, un record. I lampedusani aprono le porte, offrono cibi e vestiti, persino le loro case. Ma la situazione è insostenibile.

Da qui l’Europa è davvero lontana. Il Patto europeo siglato e tanto sbandierato a Lussemburgo è fallito miseramente nonostante era stato presentato come il superamento del trattato di Dublino che prevede la gestione dei naufraghi da parte del Paese diprimo ingresso (Malta, Cirpo, Grecia, Francia e Spagna).

Così come sono falliti gli accordi del governo italiano con quello tunisino per non fare salpare i migranti. Clandestini che rimbalzano da una frontiera all’altra, da uno Stato all’altro.

E nessuno si sogna di provvedere alla riallocazione prevista dal Patto, con Polonia e Ungheria che hanno già annunciato che non pagheranno gli indennizzi previsti in caso di rifiuto. Un disastro. L’Italia resta sfavorita da molti fattori: geografico, economico e politico. E ancora non è finita, l’apocalisse continuerà se non cambierà la prospettiva politica nel senso dell’accoglienza e non della saracinesca.

Come dice don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, «è tempo di cambiare, di fare altre scelte coraggiose e condivise perché questo momento non diventi l’ennesimo già visto ma sia un punto di partenza, rappresenti una svolta nel percorso che noi tutti, insieme, possiamo e dobbiamo fare per scrivere una pagina nuova nella storia delle politiche migratorie italiane». Per esempio, rafforzando i corridoi umanitari, come ricorda il presidente Mattarella.

Considerare i migranti come persone è il primo passo.

 

 

 
 
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