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lunedì 28 aprile 2025
 
milano
 

L'arcivescovo Delpini in visita al nuovo ospedale in Fiera: «Dio benedice l’impresa quando è intraprendenza per migliorare le situazioni»

30/03/2020  Questa mattina l’arcivescovo Mario Delpini si è recato presso la Fiera di Milano dove si sta costruendo il nuovo ospedale dedicato all'emergenza Coronavirus per la benedizione del padiglione 2. Lì ha incontrato le maestranze impegnate nei lavori e ha rivolto a tutti parole di conforto e benedizione.

Erano le 10.30 di questa mattina, lunedì 30 marzo, quando l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, accompagnato dal presidente della Fondazione Fiera Enrico Pazzali, dal sindaco Beppe Sala e dal governatore Attilio Fontana, si è recato presso la Fiera di Milano dove nel padiglione 1 e 2 si stanno ultimando i lavori di realizzazione del nuovo ospedale. Creato per dare una risposta concreta all'emergenza Covid-19 e dove arriveranno i primi pazienti tra domenica e lunedì.

Lì l'Arcivescovo ha impartito la sua Benedizione: «Facciamo l’elogio dell’impresa. Facciamo l’elogio di quel modo di stare al mondo che avverte la responsabilità di renderlo migliore, delle istituzioni, delle persone che hanno responsabilità dirigenziali, di tutti i collaboratori, i dipendenti, i consulenti, di quelli che sentono il dovere personale di rimediare ai disastri, di attivarsi di fronte ai bisogni, senza cercare scuse, senza delegare ad altri, senza stare alla finestra a commentare e criticare. Dio benedice l’impresa quando è intraprendenza per migliorare le situazioni».

E ancora: «Facciamo l’elogio dell’impresa comune.Facciamo l’elogio di quel modo di essere insieme che è a servizio del bene di tutti, quel modo di collaborare che non esalta l’individuo, non cerca di primeggiare, non cerca il proprio interesse, ma si compiace del contributo di tutti, lo apprezza, lo incoraggia, coltiva una stima sincera per gli altri. Dio benedice questo convergere di molti per il servizio di tutti».

Ha proseguito: «Facciamo l’elogio della scienza e della competenza. Facciamo l’elogio di quello che la ricerca ha raggiunto, di quello che la tecnologia ha reso possibile, di quello che l’esperienza ha insegnato, facciamo l’elogio di quel trafficare i talenti ricevuti perché producano frutto, di quell’interpretare le possibilità come una vocazione a servire in umiltà, con il senso del limite, con la modestia di chi sa che si può fare molto ma che non tutto è possibile e non tutto è buono

Dio benedice le risorse messe a servizio del bene, con umiltà e fiducia.

Facciamo l’elogio della generosità.

Facciamo l’elogio di quel modo di lavorare che non si accontenta del minimo richiesto, che non difende con meschinità i propri orari e le proprie gratificazioni; facciamo l’elogio di chi nel momento dell’emergenze si sporge oltre, non calcola tutto in base a orari e diritti; si sente partecipe dello sforzo generale, di chi si spende e si sacrifica anche oltre la misura concordata.

Dio benedice il dono e la generosità senza calcolo».

E ha concluso: «Facciamo l’elogio della stanchezza.Facciamo l’elogio di quella stanchezza che porta con sé la fierezza dell’impresa compiuta, di quella stanchezza che non si aspetta premi ed elogi perché è già premio a se stessa, perché è l’esito di aver lavorato molto, lavorato volentieri, lavorato bene; di quella stanchezza che non si esalta solo per il risultato, ma perché il risultato è a servizio della gente.

Facciamo l’elogio della stanchezza. E anche del riposo.

Dio benedice la stanchezza di questo momento e benedirà anche il riposo, quando sarà».

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