Egregio direttore, allego il testo di una lettera aperta, frutto dell’elaborazione di un gruppo denominato “Camminare Insieme”, formato da presbiteri e da laici di Trieste che pensano sia giusto dar voce più chiara a un’opinione pubblica favorevole alle scelte e ai gesti di papa Francesco. Forse non ha bisogno di difese, tanto è popolare, e voi come giornale lo mettete già in risalto, ma la sua indubbia carica di autenticità evangelica va segnalata anche da semplici fedeli delle comunità ecclesiali locali come i firmatari di questa lettera. Abbiamo intitolato il documento “Non a tutti piace la primavera”. Ecco il testo.
«Senza dubbio spira un’aria di primavera nella Chiesa: il favore raggiunto dallo stile, dai gesti, dalle scelte e dal pensiero di papa Francesco arriva a percentuali mai raggiunte finora nell’opinione pubblica. La gran parte dei fedeli cattolici e moltissimi non cattolici lo seguono con ammirazione, ma stiamo verificando anche che non a tutti piace la primavera… L’opposizione, soprattutto interna, a questo Papa straordinario, talora palese e persino irriverente, talora sotterranea, sembra sorprendentemente concentrarsi sul tema principale a cui egli si richiama, ovvero la riscoperta, già additata dai Papi precedenti e dal Concilio (che però con questo Pontefice risulta particolarmente trascinante, semplice, aggiornata), della vita, delle parole, dei gesti, delle indicazioni, dei sentimenti di Gesù di Nazaret, del suo modo di relazionarsi e della sua Buona Notizia della misericordia…
Chi è critico rispetto a tutto ciò, dimentica che il nucleo fondante della fede cristiana sta proprio nell’Incarnazione di un Dio che si fa uomo, cominciando così una nuova storia e una nuova rivelazione. Non è un caso, infatti, che le sfide evangeliche più aperte al perdono, all’inclusione di tutti, all’impegno per la giustizia e per la legalità, vengano da tali fedeli critici messe tra parentesi.
Molto si parla invece, ma astrattamente e distaccatamente, di dottrina e di morale, soprattutto sessuale, di certo importante, però senza volti e senza intrecci relazionali, infarcita peraltro di condanne astiose, dimenticando che quel Maestro aveva detto: “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”, o che aveva detto “Ero straniero e mi avete ospitato”, e inoltre che volle incontrare Zaccheo, un pubblico imbroglione che voleva cambiar vita, una donna non proprio raccomandabile a un pozzo a cui affidare l’annunzio, un centurione romano nemico del suo popolo, i lebbrosi considerati impuri e maledetti… e molti altri messi in disparte.
Perché quindi qualcuno si meraviglia che questo Papa, Vangelo alla mano, richiami tutti i fedeli e i pastori a quel tipo di impegno e a quei gesti? L’unica vera meraviglia è che qualcuno nella Chiesa si meravigli o peggio che lo critichi per questo. Il suo è infatti un invito formidabile, ma molto opportuno, a essere credenti più felici, più sinceri e più giusti, anche se imperfetti, come tutti, anche se fragili, come tutti».
PER IL GRUPPO DI PRESBITERI E DI LAICI “CAMMINARE INSIEME” DI TRIESTE (SEGUONO 27 FIRME)
Cari amici, pubblico volentieri la vostra lettera aperta, scritta da un gruppo che comprende sacerdoti e laici. A me piace molto questo Papa, soprattutto per il suo costante richiamo al Vangelo, a rimettere al centro della nostra vita Gesù Cristo. D’altra parte, in quanto paolino, professo anche un quarto voto, di «fedeltà al Papa per quanto riguarda l’apostolato». Relativamente alle critiche che sono rivolte a Francesco, soprattutto all’interno della Chiesa, mi colpiscono talvolta per il tono aspro e polemico, perfino violento. Ma non mi preoccupano più di tanto. Penso che una buona sintesi l’abbia fatta Andrea Riccardi in un suo editoriale di un paio di mesi fa (Famiglia Cristiana n. 29). «I Papi contemporanei», scriveva, «hanno sempre avuto forti opposizioni. Forse non lo ricordiamo. Paolo VI subì la contestazione di chi lo accusava di imbrigliare il Vaticano II, mentre l’opposizione conservatrice gli rimproverò aperture e cambiamenti, addirittura il tradimento della tradizione. Anche il popolarissimo Giovanni Paolo II, specie all’inizio, fu criticato come portatore di un modello polacco di Chiesa. Ratzinger è stato attaccato (contraddittoriamente) per un governo “debole” e conservatore. Francesco è “segno di contraddizione”, com’è normale per un testimone e predicatore del Vangelo».
Che cosa fare, allora? Penso che dobbiamo mantenere viva la fiducia nel Signore. È lui che guida la sua Chiesa. Dobbiamo poi pregare per papa Francesco, come lui stesso chiede continuamente, perché Dio ce lo conservi, lo sostenga nella sua missione. C’è una bella e semplice preghiera che ci ha insegnato il fondatore don Giacomo Alberione: «Signore, copri con la tua protezione il nostro Santo Padre, il Papa: sii la sua luce. La sua forza e la sua consolazione».
Soprattutto dobbiamo seguire le indicazioni che Francesco ci dà per vivere bene la nostra vita cristiana, a partire dal Vangelo. Invito tutti, perciò, a leggere i suoi interventi magisteriali. Soprattutto l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, che costituisce il documento programmatico del suo pontificato. È stato, peraltro, lo stesso Francesco a dare questa indicazione alla Chiesa italiana durante il Convegno ecclesiale di Firenze del novembre 2015. In quell’occasione disse: «Permettetemi di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo convegno. Sono sicuro della vostra capacità di mettervi in movimento creativo per concretizzare questo studio». Qualcosa certamente è stato fatto in questo senso, ma ho l’impressione che sia stato troppo poco. Mi auguro che queste parole del Papa siano prese in maggiore considerazione.