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sabato 14 settembre 2024
 
 

Quando l'arte dà spettacolo

24/10/2011  La rassegna milanese su Paul Cézanne apre una stagione di grandi mostre, in cui la pittura contemporanea fa la parte del leone. "Famiglia Cristiana" vi guida con un dossier speciale.

L'autunno segna tradizionalmente l'inizio di uno dei grandi cicli annuali di mostre d'arte. E così sarà anche questa volta. Famiglia Cristiana si propone come vostra guida alle più importanti rassegne sparse su tutto il territorio nazionale, con un doppio impegno: nel numero in edicola in questi giorni, troverete un dossier speciale di otto pagine, con approfondimenti e informazioni pratiche. Su questo sito, poi, daremo anzitutto spazio agli artisti presi in considerazione all'interno del dossier, allargando poi il cerchio ad altre mostre che meritano attenzione. Il tutto abbellito da fotogallery, grazie alle quali sarà in quache modo possibile vedere virtualmente le opere anche a chi non è in grado di raggiungere le sedi espositive.

Che cosa è possibile, intanto trovare all'interno del dossier speciale del numero di Famiglia Cristiana in edicola? Raccogliendo l'indicazione del titolo, potremmo dire che l'obiettivo è stato quello di mettere i nostri lettori davanti allo "spettacolo dell'arte": il numero di capolavori di grandi pittori presenti nella varie mostre è davvero notevole. Con una costante: il dominio, in questo ciclo stagionale, dell'arte moderna a contemporanea. Rispetto ad altri momenti, in cui il patrimonio antico e, sopratutto, medievale e rinascimentale, occupava un posto da protagonista, questa volta sono i grandi esponenti degli ultimi secoli a salire in cattedra.

Il dossier si apre con la mostra evento di Palazzo Reale, a Milano, su Paul Cézanne (si veda la pagina seguente di questo dossier). Si prosegue con un focus su una serie di mostre che hanno come centro gli anni d'oro di Parigi. Ecco allora "Gli anni folli. La parigi di Modigliani, Picasso e Dalí" a Palazzo dei diamanti di Ferrara (fino all'8 gennaio), a cui abbiamo accostato tematicamente "Toulouse-Latrec e la Parigi della Belle Époque" alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma, fino all'11 dicembre). Suggestivo si presenta il percorso proposto a Palazzo Ducale di Genova: "Van Gogh e il viaggio di Gauguin" (dal 12 novembre al 15 aprile). Attorno al tema del viaggio, grande metafora della vita e del dipingere, avviene il confronto fra questi due mostri sacri della pittura. Ancora, l'omaggio del Complesso del Vittoriano, a Roma, a Mondrian quale cercatore dell'armonia perfetta ("Mondrian, l'armonia perfetta", fino al 29 gennaio).

Dopo le mostre sui grandi nomi dell'arte contemporanea, si passa a quelle sui grandi movimenti dei secoli scorsi: l'espressionismo (a Villa Manin, Passariano di Codroipo, Udine, fino al 4 marzo) e il simbolismo (a Palazzo Zabarella di Padova, fino al 12 febbraio). Un articolo è dedicato all'intrigante confronto fra "Venezia e l'Egitto", con la quale Palazzo Ducale continua l'analisi dei rapporti della Serenissima con le grandi civiltà del passato. Seguono poi le informazioni su "Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del '400" (Scuderie del Quirinale, Roma), "Roma al tempo di caravaggio" a Palazzo Venezia della capitale, una completa rassegna sull'arte povera alla Triennale di Milano, "Pablo Picasso. Ho voluto essere pittore e sono diventato Picasso" al Palazzo Blu di Pisa, la fotografia allo Spazio Forma di Milano con gli scatti sull'India di Andrea Micheli, l'omaggio a Virgilio della sua Mantova a Palazzo Te, la natura morta al Palazzetto medievale di Tortona, l'opera di Giovanni Mattio al Museo diocesano di Milano e, infine, "La bella italia" a Palazzo Pitti di Firenze.

Paolo Perazzolo

Burbero e scontroso come un eremita, la lunga barba scarmigliata, lo sguardo concentrato sulla pittura con lo slancio di un missionario. Paul Cézanne (1839-1906) è senza dubbio il padre della pittura moderna, precursore di cubismo e astrattismo. La mostra che apre in questi giorni a Milano ci propone un punto di vista inedito sulle sue opere, un viaggio attraverso i luoghi dove ha dipinto. Si tratta di un pellegrinaggio non solo esteriore, che ci invita a entrare in quella scatola magica che è l’atélier dove lo sguardo di Cézanne si muove, guidato dall’altra facoltà che fa grande un artista: la mente, l’intelligenza, la ragione.

Scrisse una volta l’artista: «Ci sono due cose in un pittore, l’occhio e il cervello. Si deve lavorare per lo sviluppo di entrambi: dell’occhio attraverso l’osservazione della natura, del cervello attraverso la logica delle sensazioni organizzate, che forniscono i mezzi di espressione». Il primo atélier del pittore, nativo di Aix-en-Provence, nella Francia del Sud, è stato il salone al piano terreno della casa di campagna della sua famiglia, al Jas de Bouffan. Qui nascono una serie di vedute dell’edificio con i suoi bei volumi accarezzati dal sole, il prato ombreggiato dai castagni e cinto da un muretto di pietra che corre intorno alla proprietà come il confine di un monastero.

Dopo essersi affermato come pittore, Cézanne ritorna in città e si trasferisce nella luminosa mansarda ricavata al terzo piano della casa paterna. Qui concepisce quelle nature morte che sono autentici “manifesti” della sua pittura, una pittura che esprime la verità delle cose, tanto che il pittore americano William Congdon, allievo di Pollok, considerava più religiose le mele di Cézanne che le Madonne di Raffaello. In effetti, nella pittura di Cézanne, la ricerca della verità è così forte da indurlo a ricostruire, attraverso il colore e la luce, un nuova realtà. Un visione fondata non più sul disegno, ma su una pura pittura, “pensata”, fatta di tocchi essenziali di colore giustapposti, minuziosamente calcolati, tanto da indurlo a fermarsi nel punto esatto in cui il risultato era raggiunto; senza preoccuparsi di lasciare scoperte alcune parti della tela, con un effetto di “non-finito” che ricorda Michelangelo.

E il paragone regge, se pensiamo che quei tocchi di pennello sono come colpi di scalpello, costruiscono una solida visione pittorica della realtà che, per Cézanne, era fondata sul cubo, il cilindro e la sfera. A Bibémus, l’artista dipinge in un semplice capanno-atélier tra le rocce e il bosco, e di quelle rocce sembra volere individuare la natura geologica, la struttura nascosta, per solidificare poi con quella stessa materia le fronde degli alberi, rese leggere e friabili dalla luce. Il viaggio fra i “luoghi” di Cézanne continua sulle rive del fiume Marna e davanti al golfo dell’Estaque (Marsiglia), dove l’acqua blu cobalto sotto le sue pennellate, come sotto il maestrale, diventa dura lavagna, superficie convessa attratta dalla calamita del cielo. L’ultimo atélier di Cézanne è quello di Lauves, progettato e fatto costruire appositamente per vedere da un lato la sua città natale di Aix-en-Provence e dall’altro l’amata montagna Saint Victoire, soggetti tra i preferiti, replicati almeno una ventina di volte.

DOVE & QUANDO
"Cézanne e les atélier du Midi", Milano, Palzzzo reale, fino al 26 febbraio: www.comune.milano.it

Alfredo Tradigo

 
 
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