Tra le iniziative promosse per l’arrivo di Papa Francesco in Congo, è stato editato un numero speciale della rivista l’Avenir. Si tratta di una pubblicazione mensile che da decenni accompagna i giovani congolesi ed è preparata dai religiosi paolini che ne curano la redazione, la stampa e la diffusione. La San Paolo, con il marchio Médiaspaul utilizzato mondialmente nell’area francofona, è presente a Kinshasa fin dal 1957, quando arrivarono i primi missionari italiani e si articola in un centro editoriale, una facoltà di comunicazione, una tipografia e alcune librerie. Ora la comunità paolina è composta interamente da sacerdoti e religiosi congolesi; molti sono giovani in formazione.
Il numero speciale della rivista Avenir raccoglie riflessioni sul Papa e sul suo prossimo viaggio. Tra gli articoli più significativi, segnaliamo l’intervista di Régis Ngudie a Léonard Santedi, rettore dell’Università Cattolica del Congo, la più prestigiosa istituzione formativa della Chiesa cattolica nel Paese e prima Università cattolica dell’Africa. Santedi, prete dell’archidiocesi di Kinshasa, teologo di fama, a lungo membro della Commissione Teologica Internazionale e cofondatore di uno dei movimenti cattolici giovanili più diffusi in Congo, i gruppi KA (dai nomi di Kizito, uno dei giovani santi martiri ugandesi e Anuarite, la prima beata congolese) conosce bene la realtà socio-politica, anche per il servizio svolto come segretario generale della Conferenza dei Vescovi. «Il Congo vive oggi», dice Santedi, «un momento cruciale, è sull'orlo della spartizione del suo territorio, si rischia la balcanizzazione. Una parte della nazione è occupata e il Santo Padre arriva in questo contesto. Voleva andare anche all’Est, dove la situazione di conflitto e occupazione è aperta, ma non può, per ragioni di sicurezza. Non è quindi il contesto del 1980, quando avvenne il primo viaggio di Giovanni Paolo II e lo Zaire viveva una certa tranquillità. Nel 1985, anno del secondo viaggio, il potere di Mobutu, presidente-dittatore, iniziava a vacillare e la popolazione si lamentò. Oggi il contesto rende ancora più urgente la visita del Santo Padre. Papa Francesco è molto sensibile a ogni miseria umana, alle sue periferie esistenziali. Quindi la sua parola è attesa, proprio per il significato geostrategico che assumerà. Ci aspettiamo che sia una parola profetica dal punto di vista spirituale, perché la situazione attuale rischia di far sprofondare la popolazione nel pessimismo sul futuro del Congo; di dubbio sul futuro armonioso del nostro Paese, dei giovani soprattutto, un futuro su cui si avverte l'oscurità. Il Papa, come ama dire lui stesso, vuole invitarci a vivere il presente con passione, ad aprirci al futuro con fiducia e con speranza. È il tema della visita, la riconciliazione: Tutti riconciliati in Gesù Cristo. È l’ispirazione per costruire un grande destino al nostro Paese e non lasciarsi mai andare a dire che tutto è finito, che non c'è futuro, no! Al contrario, la speranza sgorga da queste di Papa Francesco: Con Gesù Cristo nasce la speranza e rinasce sempre».
Tra i servizi della rivista segnaliamo anche quelli di Aimée Musenga, giornalista e ricercatrice, sul femminile nella chiesa e nella società secondo papa Francesco e nella cultura congolese e di Omer Diela, direttore della pubblicazione, che nell’editoriale ricorda le parole pronunciate del cardinal Malula accogliendo Giovanni Paolo II nel 1980: «Rendere gli uomini e le donne congolesi felici di appartenere alla famiglia universale dei cristiani».