L’azalea è dal 1984 il simbolo della lotta ai tumori femminili. E, come ogni anno, Fondazione Airc scende in piazza il 14 maggio in occasione della festa della mamma con i suoi ventimila volontari per offrire una pianta di azalea in cambio di una donazione di 18 euro destinata a finanziare la ricerca contro il cancro. È possibile ordinare l’azalea anche su Amazon.it. L’elenco delle piazze qui: www.airc.it. Insieme agli screening, la principale alleata delle pazienti è la ricerca. Negli ultimi anni la sopravvivenza delle donne a cinque anni dalla diagnosi di cancro ha raggiunto il 65% grazie agli importanti risultati ottenuti dalla ricerca scientifica.
A fianco di Airc come testimonial c’è anche Giorgio Minisini, campione del mondo di nuoto sincronizzato, un giovane che ha superato ogni tipo di stereotipo e pregiudizio che voleva la sua disciplina appannaggio esclusivo delle donne, e sin da piccolo si è cimentato, unico allora in tutta Italia, in questa disciplina, arrivando a laurearsi campione del mondo. Tra i tanti testimonial di Fondazione Airc del mondo dello spettacolo e dello sport, Minisini ha un motivo in più per sostenere la ricerca: «Sono uno studente della facoltà di Biologia e nel corso dei miei studi il nome di Airc è emerso molto spesso, perché è sicuramente la realtà che maggiormente finanzia la ricerca sul cancro in Italia, una patologia che coinvolge tante famiglie. Per cui quando mi è arrivato l’invito a collaborare con loro ne sono stato molto onorato. In un’altra vita forse avrei fatto anch’io il ricercatore, ma essendomi dedicato allo sport agonistico nel gruppo della Polizia di Stato, non ho molto tempo per studiare. Dopo la maturità mi ero iscritto a un’università normale, con lezioni in presenza, ma proprio non ce la facevo e volevo rinunciare. Poi ho scoperto l’università telematica, grazie alla quale posso seguire le lezioni registrate secondo i miei tempi. Credo sia giusto dare la possibilità a chi fa sport di studiare». In effetti, tempo per studiare ne ha davvero poco: ogni giorno si allena per otto ore, dalle 7.30 del mattino alle 19.30, con una pausa per mangiare. «Il nuoto sincronizzato richiede una grande preparazione fisica. Metà del tempo è riservato alla palestra a terra e a programmi di mobilità, poi in acqua ci si dedica alle tecniche di base e alla costruzione degli esercizi». Giorgio Minisini si può dire che sia nato in piscina: la madre Susanna De Angelis era una nuotatrice artistica e il padre Riccardo, scomparso prematuramente lo scorso anno, un giudice di nuoto sincronizzato. «Mio padre sarebbe fiero del mio impegno con Airc, lui era un uomo molto generoso, faceva anche il donatore di sangue. A quattro anni facevo corsi di nuoto a Ladispoli e rimasi colpito dalle imprese dello statunitense Bill May, il primo campione maschio di nuoto sincronizzato. Mi affascinava vedere che cosa era in grado di fare in acqua e decisi che volevo diventare come lui, così, a sei anni, dopo aver preso i brevetti di nuoto, cominciai ad allenarmi sotto la guida di mia madre. Con me c’erano anche mio fratello e mio cugino, che poi però nel tempo non hanno proseguito». Per un ragazzo che praticava nuoto sincronizzato non c’erano molte prospettive a livello internazionale, perché i maschi non erano ammessi alle competizioni. Poi le cose dal 2015 sono cambiate e Minisini si è imposto a livello mondiale fino ad arrivare a diventare nel 2017 campione del mondo, titolo confermato ai Mondiali di Budapest del 2022. «Quando a dicembre è arrivata la notizia che anche i nuotatori maschi saranno ammessi ai prossimi giochi olimpici di Parigi nel 2024 non ci potevo credere. Per ogni sportivo è il traguardo più bello. E sono contento che chi seguirà le mie orme troverà un ambiente più ricco di possibilità. Ora sono diverse le piscine in Italia dove anche i maschi possono praticare nuoto sincronizzato, anzi, la presenza maschile sta diventando un valore aggiunto per le squadre».
Un’altra bella iniziativa che lo ha visto protagonista: nel 2018 ha avuto l’occasione di collaborare con il progetto Filippide, che permette ai ragazzi con disabilità cognitive di praticare sport. Nel nuoto sincronizzato Arianna Sacripante, una ragazza con la sindrome di Down, era la loro atleta di punta, che nel 2016 ha vinto l'oro ai Trisome Games con la sua squadra. «Così abbiamo pensato di esibirci insieme. Arianna è una ragazza testarda, tenace, che non si ferma mai. Esibirmi con lei è stata un’esperienza incredibile, che mi ha arricchito tantissimo e mi ha permesso di comprendere appieno che anche chi ha qualche disabilità può ambire a fare una vita normalissima sotto ogni punto di visto, anche sportivo». Giorgio e Arianna hanno emozionato il mondo intero esibendosi in coppia al Gala Event, la festa di chiusura degli Europei 2022 di nuoto artistico al Parco del Foro Italico. Per il momento non possono gareggiare insieme, ma chissà.