Amatissimo direttore, il mondo è come un giardino, uno splendido dono di Dio, da abitare, ma oggi soprattutto da tutelare con cura, ben conoscendone la delicata fragilità. Per difendere questo grande ideale, bene ha fatto il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres a convocare il primo vertice mondiale sui cambiamenti climatici a New York. Le ultime notizie fornite dall’Onu sono, ahimè, poco rassicuranti: gli ultimi quattro anni sono stati i più caldi di sempre. Le temperature invernali nell’Artico sono aumentate di 3°C dal 1990. Altri segnali preoccupanti sono l’innalzamento dei livelli del mare, lo stato delle barriere coralline, i rischi per la sicurezza alimentare e, in generale, per lo stato di salute delle persone a causa dell’inquinamento. Insomma, si tratta di uno dei maggiori problemi del nostro tempo, rappresentato dalla progressiva distruzione che l’uomo sta attuando ai danni delle risorse naturali della Terra. Molto apprezzate anche le parole in aula della sedicenne attivista svedese Greta Thunberg sul cambiamento climatico: «Le regole devono essere cambiate. Non possiamo più salvare il mondo giocando secondo le regole». Intanto, leggo con profonda delusione quello che è emerso da questo summit: nessuno dei principali emettitori si è impegnato a fare di più per limitare l’introduzione di inquinanti in atmosfera. Mi auguro ardentemente che il prossimo vertice che si terrà a Santiago del Cile a dicembre faccia comprendere ai responsabili delle emissioni eccessive di gas serra la gravità della situazione e la necessità di intervenire drasticamente e tempestivamente. Il messaggio è chiaro e forte per chi ha una vera coscienza ecologica. Si tratta di raccoglierlo, ciascuno nel suo ambito, senza pensare all’ecologia come a una sorta di bizzarria intellettuale, ma come a un impegno collettivo che ci può e ci deve aiutare a costruire un presente più vivibile e un futuro migliore per le generazioni che verranno. I latini dicevano: «Res non verba».
FRANCO PETRAGLIA - Cervinara (Av)
Al tema ambientale, che ci tocca da vicino come persone ma anche come cristiani, secondo l’insegnamento biblico ripreso dall’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, dedichiamo diverse pagine in questo numero, con un’intervista al climatologo Massimo Tavoni, ma anche con un reportage dall’Amazzonia, al centro del Sinodo dei vescovi che si apre il 6 ottobre. Vorrei però attirare l’attenzione sulle parole scritte per noi da Federica Gasbarro, 24 anni, studentessa di biologia e attivista del movimento Fridays for future. Ci sono alcuni che criticano Greta e il movimento dei ragazzi per difendere il nostro pianeta, ma a me danno l’impressione di essere dei vecchi acidi e talvolta in malafede, perché difendono gli interessi di potenti speculatori e di multinazionali che pensano solo al profitto, spesso a scapito dei poveri.
Federica risponde così: «A chi ci accusa di limitarci a protestare, io voglio dire che anche la protesta è azione. Bisogna ricordare e apprezzare che tanti tra coloro che scendono in corteo sono liceali: giovanissimi che invece di perdere tempo sui videogiochi sono in piazza con i loro cartelli colorati». Ecco il suo appello: «Adesso è il tempo di cambiare per salvare la Terra. Se non lo facciamo ora, mentre gli effetti dei cambiamenti climatici sono ormai evidenti, saremo comunque obbligati a farlo più avanti». Speriamo che i grandi della Terra si diano da fare e che, oltre alla protesta, tutti noi sappiamo agire nel quotidiano con scelte concrete