Messaggi di pace da tutte le religioni: in piazza dei Signori a Vicenza, dopo una breve introduzione, un rappresentante per fede religiosa lancia un appello per la pace nel mondo, cui segue un momento di silenzio e un gesto finale comune, per rilanciare oltre Festival il messaggio di pace.
Si conclude così, con un grande evento simbolico, la dodicesima edizione del Festival Biblico, organizzato dai Paolini di Vicenza e dalla diocesi.
Una kermesse durata 11 giorni, dal 19 al 29 maggio, che ha coinvolto cinque diocesi (oltre a Vicenza, quelle di Trento, Verona, Padova e Adria-Rovigo), centinaia di volontari in maglia rossa e ha presentato nelle più belle piazze e sale del Veneto, più di 150 eventi tra conferenze, spettacoli, animazioni, esposizioni e meditazioni, tutti attorno al tema che dava il titolo alla manifestazione “Giustizia e pace si baceranno”, tratto dal Salmo 85, per cercare di dare risposte e nuovi percorsi a quella domanda di giustizia e di pace che è dentro di noi. Ogni città ha cercato un approccio diverso e originale al tema, che è la grande questione del nostro tempo. Sempre a partire dalla Parola ispiratrice della Bibbia.
E’ stata un’edizione diversa dalle altre (nuovi il logo, i volti, l’assetto organizzativo, la distribuzione degli eventi), più social e ancora più giovane nel coinvolgimento dei volontari, ma sempre fedele all’idea originaria: aprire la Bibbia tra corti, vie e piazze di Vicenza e del suo territorio, laddove pulsano la vita e le relazioni della gente. Una scommessa, che ha poi coinvolto altre città venete, che nasce dalla convinzione circa l'importanza vitale del dialogo tra le sacre scritture ebraico-cristiane e l'uomo contemporaneo.
“La cosa più bella? Ancor prima degli eventi di questi giorni, tutto il cammino che ha preceduto il festival e il convergere e l’animarsi di un intero territorio, a partire dalle scuole, su un tema così impegnativo. Quest’anno c’è stata perfino l’esperienza di stage al Festival all’interno del progetto alternanza scuola-lavoro di una sessantina di studenti delle superiori”. Così risponde don Ampelio Crema, codirettore del Festival, a cui abbiamo chiesto un primo bilancio dell’iniziativa nel giorno della sua chiusura. “Significativo il modo in cui abbiamo parlato di pace, partendo dai focus internazionali e dai grandi scenari mondiali per arrivare a chinarci sulla nostra dimensione personale. La pace nel mondo nasce dalla pace interiore. Questo è uno dei tanti messaggi lanciati dal Festival, perfettamente in sintonia con il pensiero di papa Francesco. Un altro grande invito partito da questi tavoli è quello ricordatoci da don Luigi Ciotti: questa è un’epoca che chiede dieta di parole per dare spazio alla Parola”.
Un pensiero va anche ai tanti volontari che hanno permesso la riuscita di una manifestazione così complessa: “Mi ha colpito vedere tanti giovani e adulti dedicare il proprio tempo nell’organizzazione degli eventi. Non è frequente vedere lavoratori che spendono le ferie per un’attività di volontariato culturale come la nostra. Ci dà speranza inoltre ascoltare i tanti inviti a proseguire per la strada avviata”. L’entusiasmo nomade del festival, conclude il religioso paolino, è un segno di speranza che nasce in una città che negli ultimi tempi è finita sui giornali solo per gli scandali finanziari che hanno coinvolto il suo istituto bancario più rappresentativo. Conclude: “Anche un Festival può aiutare una città a risorgere”.