Non sembra facile affrontare questo libro di quasi 500 pagine, con una copertina a colori foschi, dove un uomo dall’aria di bandito, avvolto in un mantellaccio scuro, campeggia in primo piano con occhi di fuoco, in mezzoa un paio di buoi dalle grandi corna. Poi lo cominci, e non ti stacchi più. E ti immergi nella saga dei Peruzzi, una numerosa famiglia di contadini del Basso Polesine, che si solleva dalla fame atavica, e dal destino rabbioso di una condizione mezzadrile chenon lascia scampo, prendendo parte al “nuovo Mayflower”, l’epica migrazione di decine di migliaia di contadini del Nordest verso il bonificato Agro pontino, sullo sfondo del secondo decennio del ventennio fascistae della storia d’Italia nel ’900.
E così seguiamo il clan dei Peruzzi attraverso tre generazioni, partecipiamo alla conquista della terra e ai mille destini dei giovani della famiglia, in pace e in guerra: questo racconto sapiente e coloratissimo si fa leggere dalla prima all’ultima pagina, perfino quando descrive il modo di costruire le strade col macadam o le invenzioni tecniche che permisero la vittoria sulle paludi e sulla malaria, l’avventura del Canale Mussolini o gli anni di guerra.
Poi vai a vedere chi ha disegnato quella minacciosa copertina, e scopri che è un particolare di un affresco di Duilio Cambellotti: e ti ricordi quanto hai amato, da bambina, le sue tavole vigorose e magiche, quante storie hai assorbito attraverso la sua mediazione pittorica, in anni lontani. «Un genio popolare, realistico e visionario», lo ha definito Argan: e l’immagine riprodotta – che Cambellotti creò per il palazzo della prefettura di Latina – si adatta bene al realismo visionario dell’epopea contadina raccontata da Pennacchi in Canale Mussolini (Mondadori), che ha vinto il premio Strega, questa volta meritatissimo.
Ecco un altro autore che è arrivato tardi alla scrittura, ma la controlla bene, riuscendo a inventare una lingua ricca e formosa, divertente e commovente, variegata di forme dialettali necessarie e di efficaci onomatopee (come il linguaggio delle api della bella, inquietante, ma in fondo innocente Armida), ma anche di una poeticità antica.