La letttera del Papa ai detenuti del carcere di padova
“Mi pare urgente una conversione culturale dove non ci si rassegni a pensare che la pena possa scrivere la parola fine sulla vita; dove si respinga la via cieca di una giustizia punitiva e non ci si accontenti di una giustizia solo retributiva; dove ci si apra a una giustizia riconciliativa e a prospettive concrete di reinserimento; dove l’ergastolo non sia una soluzione ai problemi, ma un problema da risolvere. Perché se la dignità viene definitivamente incarcerata, non c’è più spazio nella società, per incominciare e per credere nella forza rinnovatrice del perdono”.
Così papa Francesco interviene nuovamente sul discusso tema del “fine pena mai” per ribadire definitivamente che l’ergastolo non è pena che rispetta la dignità umana e pertanto va superata. Lo ha fatto attraverso una lettera inviata ai detenuti del carcere di Padova. A leggerla è stato don Marco Pozza, cappellano del carcere Due Palazzi di Padova, nel corso del convegno “Contro la pena di morte viva. Per il diritto a un fine pena che non uccida la vita”, organizzato dalla rivista Ristretti Orizzonti, ch si è svolto venerdì 20, all’interno della casa di reclusione.
Rivolgendosi ai carcerati il pontefice scrive ancora: «Immagino di guardarvi negli occhi e di cogliere nel vostro sguardo tante fatiche, pesi e delusioni, ma anche di intravedere la luce della speranza. Vorrei incoraggiarvi, quando vi guardate dentro, a non soffocare mai questa luce della speranza. Tenerla accesa è anche nostro dovere, un dovere di coloro che hanno la responsabilità e la possibilità di aiutarvi, perché il vostro “essere persone” prevalga sul “trovarvi detenuti”. Siete persone detenute: sempre il sostantivo deve prevalere sull’aggettivo, sempre la dignità umana deve precedere e illuminare le misure detentive».
Quindi conclude: “In Dio c’è sempre un posto per ricominciare, per essere consolati e riabilitati dalla misericordia che perdona: a Lui affido i vostri cammini, la vostra riflessione e le vostre speranze, inviando a ciascuno di boi e alle persone a voi care la Benedizione Apostolica e chiedendovi per favore di pregare per me”.