Nel film Pompei in onda stasera su Rai 2 l’ eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei, Ercolano e Stabia nel 79 d. C. viene assai romanzata, seguendo le vicende dell’amore tra il gladiatore Milo e la bella figlia di Marco Cassio Severo, signore della città. Ma ricostruiamo la dinamica dei fatti di un evento che è rimasto nella storia come uno dei disastri naturali più devastanti che ha colpito la nostra penisola.
Pompei era una prospera cittadina romana che sorgeva alle pendici del Vesuvio. Gli abitanti ignoravano che quel gigante verde (i fianchi della montagna erano ricoperti di vegetazione e coltivazioni di viti e ulivi) potesse costituire una minaccia. Erano infatti 700 anni che non dava cenni di vita. Così non si preoccuparono troppo quando, tra il 20 e il 24 agosto del 79 d. C., una serie di scosse di terremoto fece tremare le case. Qualche tetto crollò facendo le prime vittime. Poi, tutto fu di nuovo tranquillo: la gente tornò alle sue case convinto che il pericolo fosse passato.
Poi, il mattino del 25 agosto, sopra il vulcano si levarono nubi dense, infine avvenne una tremenda esplosione. Il Vesuvio si era risvegliato. In poche ore una colonna di fumo si innalzò per decine di chilometri andando a oscurare il sole. I pompeiani ancora non capirono di essere a un passo dalla tragedia. Solo in pochi scapparono. La maggior parte di essi si rifugiò in casa e nelle cantine. Nel cielo di Pompei si scatenò il disastro. Un mix di ceneri, gas e pietre cominciò a cadere sulla città, i pompeiani si riversarono fuori nell’inutile tentativo di sfuggire. Soffocati dal fumo, caddero nelle strade o nei giardini, e sopra i loro corpi si depositarono metri di detriti. Non andò meglio a coloro che erano riusciti a raggiungere le spiagge: il mare, che ribolliva per il calore, si alzò in onde altissime. Il terremoto era diventato un maremoto. Mentre Pompei era sommersa dai detriti vulcanici, sulla vicina Ercolano era caduto solo un sottile strato di cenere. Gli abitanti non volevano abbandonare le loro case e non ebbero scampo quando dal vulcano precipitarono alla velocità di un urgano (160 Km orari) enormi quantità di massi infuocati che abbatterono le case e uccisero tutti.
L’eruzione del Vesuvio era durata poco più di 25 ore, durante le quali il vulcano aveva espulso quasi un miliardo di metri cubi di materiale.
L’impero romano mandò il suo esercito per aiutare la popolazione, ma la devastazione era tale che nessuno pensò di ricostruire la città. Per secoli Pompei ed Ercolano si perse anche il ricordo. Poi, nel XVIII secolo, alcuni contadini scavando nei loro campi si imbatterono in monete, colonne, scheletri umani: Pompei era stata ritrovata. Intorno al 1860 l’archeologo Giuseppe Fiorelli cominciò a effettuare scavi sistematici. Penso anche di gettare gesso liquido nelle cavità rimaste nel terreno indurito, uno spazio vuoto lasciato dai copri umani che ne secoli si erano decomposti. Ottenne così dei calchi perfetti, che mostrano le vittime nella posizione in cui morirono. L’area archeologica di Pompei è il sito archeologico più grande del mondo, e uno dei più visitati. Negli ultimi duecento anni il Vesuvio ha eruttato 36 volte.