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mercoledì 14 maggio 2025
 
 

L'esperto di legge: "C'è una soluzione per prevenire queste tragedie"

03/10/2013 

Lo strumento giuridico nel diritto internazionale c’è già per evitare tragedie come quella di Lampedusa. Lo spiega il professor Fulvio Vassallo Paleologo, docente di diritto d’asilo all’università di Palermo: “Si chiama asilo extraterritoriale e per ora è applicato solo dal Brasile che lo prevede anche per le sue ambasciate in Nordafrica”.

- Come funziona, professore?

“Si tratta di una domanda preventiva di asilo che cittadini di Paesi in guerra o dove manca libertà, insomma che hanno condizioni per le quali può essere riconosciuto lo status di rifugiato, possono chiedere direttamente nel loro Paese, evitando viaggi drammatici dove si rischia la vita”.

- Sarebbe questa la soluzione giuridica dei corridoi umanitari, che oggi molti invocano?

“Esattamente. Un corridoio umanitario non è una strada o una rotta resa sicura da mezzi terrestri o navali. Ma è uno strumento giuridico, che i Paesi devono adottare. L’Unione Europea dovrebbe fare una raccomandazione agli Stati membri per la sua applicazione”.

- Ma non si rischia l’assalto alle ambasciate?

“Se l’adottano molti Paesi si ripartisce l’onere. Sarebbe una prova di umanità da parte dell’Unione”.

Fulvio Vassallo Paleologo, docente di diritto d’asilo all’università di Palermo.
Fulvio Vassallo Paleologo, docente di diritto d’asilo all’università di Palermo.

- Ma i cittadini che ne hanno diritto come verrebbero selezionati?

“Ci sono Paesi dove la violenza e la violazioni dei diritti umani sono palesi. Penso alla Siria e all’Eritrea in primo luogo, ma anche a diversi Paesi dell’Africa sub sahariana dove sono in corso guerre del tutto dimenticate. Noi non possiamo abbandonarli ad un destino tragico. Il problema è la volontà politica e l’Italia potrebbe fare un grande gesto che renderebbe grande merito al Paese”.

- Anche dopo le parole del Papa?

“Io speravo che la visita a Lampedusa potesse smuovere le coscienze. Non è avvenuto, purtroppo. Adesso ha usato una parola pesante. Dobbiamo davvero tutti vergognarci”.

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Un anno fa la tragedia di Lampedusa
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