Se ne sentiva parlare da giorni, in Parlamento Europeo si stava discutendo dell’opportunità di spostare da 13 a 16 anni dell’età con cui si può accedere a Facebook, twitter, social network in genere, ma anche a gmail. L’intesa ora è arrivata, ma ci sono i tempi tecnici perché sia formalizzata e il calcolo dei tempi tecnici, dicono gli esperti delle questioni europee, porteranno all’entrata in vigore effettiva all’inizio del 2018.
Come succede spesso, per evitare tensioni legate a problemi di armonizzazione del diritto tra Paesi diversi, l’Europa concederà ai singoli stati la possibilità di mantenere l’attuale limite fissato a 13 anni. In gioco ci sono esigenze di tutela dei minori, ma anche interessi economici dei giganti del web e ancora un problema di natura per così dire “contrattuale”, cioè la necessità di capire su chi ricada la responsabilità quando un impegno sul web è sottoscritto da un minore.
In Italia al momento l’ingresso senza il consenso dei genitori è fissato a 13 anni, ma come ben si sa la discussione è molto teorica, più formale che pratica, perché nella pratica le statistiche dicono che il limite è facilissimamente aggirabile, che sono tantissimi i bambini che fin dai nove anni, entrano con anno di nascita falso.
E non è improbile che, anche modulando diversamente il filtro, anche complicandolo un tantino, il problema si riporrà tale e quale, rimanendo com’è già ora una questione che non può essere liquidata con un limite formale, ma che va affrontata a più piani, a comnciare dalla difficile sfida dell’educazione alla consapevolezza e all’uso responsabile, temi sui quali gli adulti purtroppo – anche in buona fede – non sanno dare il buon esempio.