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giovedì 22 maggio 2025
 
 

L'Europa dei senza diritti

19/05/2011  Giuseppe Ciulla, giornalista, ha percorso 5 mila chilometri nell'Europa che non conosciamo e che, spesso, non vogliamo vedere. Ne è nato un reportage straordinario.

Il brano che segue è tratto da "Ai confini dell'Impero - 5.000 chilometri nell'Europa dei diritti negati", il libro che Giuseppe Ciulla ha dedicato al rapporto tra l'Europa dell'Est e la "nostra" Europa, quella del benessere e dell'orgoglio occidentale. Uno straordinario reportage di viaggio arricchito dalle fotografie di Damiano Meo.



Timisoara-Iasi, 649 chilometri

"Non hai il biglietto? Dammi dei soldi e ti faccio salire, sono un gentleman io". il cuccettista Joan, alla stazione di Timisoara, arrotonda il suo stipendio piazzando i posti non prenotati a chi gli paga una mazzetta. La temperatura è scesa di dieci gradi. Piove e ci aspettano 650 chilometri in direzione Nord-Est da fare in treno in circa diciotto ore, salvo ritardo. Destinazione Iasi, in Moldavia.

     Il vagone letto è un Orient-Express di terza categoria. Tendine ingiallite ai finestrini, finto mogano, set da viaggio spazzolino e salvietta per i passeggeri. Sulla carrozza 421 siamo gli unici europei dell'Ovest. A Iasi capiremo che eravamo gli unici occidentali su tutto il convoglio. L'andatura è estenuante. Questo non è un treno ma un carretto dotato di motore a scoppio d'inizio secolo. L'accelerato si fa tutte le stazioni, anche le più piccole. In alcuni paesi è l'evento del giorno. Salgono fidanzate con fiori appena raccolti, parenti in visita che tornano in campagna, una coppia di suore ortodosse nere dalla testa ai piedi. Dal binario 1 di Manastur decine di persone salutano con il sole alle spalle.

     Il treno compie un arco quasi perfetto. Da Timisoara punta Nord-Est, si fa la Transilvania, buca i Carpazi, per poi ridiscendere verso gli altopiani e la pianura dell'Est. Ci inghioitte un cielo nero che all'improvviso libera tutta l'acqua del mondo.  Il viaggio diventa una traversata oceanica, il treno è una nave spaccaghiacci. Sfiata come un capodoglio in staziobni fantasma. Sferraglia sotto l'acqua, poi tira i freni che stridono esattamente sotto di noi. Notte sottocoperta in cuccette d'epoca.
   

     Il risveglio è in un altro Paese. L'Occidente è definitivamente scomparsi dal paesaggio. Questo è l'Est di cui l'Ovest non sa nulla. Arriviamo dopo giorni d'inondazioni che hanno piegato la regione moldova. Centinaia di sfollati.  I campi sono allagati e vecchie signore camminano con il fango alle caviglie. passiamo per villaggi che hanno perso mucche e raccolti, tutto ciò che avevano. Stalle, ovili e pollai sono stati travolti. Capre e tacchini liberi lungo i sentieri fangosi.

     Dopo 42 stazioni da Timisoara, siamo a Iasi, la città dalle sette colline e dalle mille chiese. Nel XV° secolo re Stefan Cel-Mare, Stefano il Grande, sconfisse gli ottomani quarantuno volte in quarantacinque anni di regno. Per ogni battaglia vinta costruiva nella Bucovina un monastero in segno di ringraziamento. Per questo motivo la regione ne ha così tanti. La sua statua presidia ancora il piazzale davanti al Palazzo della Cultura.


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