Timisoara-Iasi, 649 chilometri
"Non hai il biglietto? Dammi dei soldi e ti faccio salire, sono un gentleman io". il cuccettista Joan, alla stazione di Timisoara, arrotonda il suo stipendio piazzando i posti non prenotati a chi gli paga una mazzetta. La temperatura è scesa di dieci gradi. Piove e ci aspettano 650 chilometri in direzione Nord-Est da fare in treno in circa diciotto ore, salvo ritardo. Destinazione Iasi, in Moldavia.
Il vagone letto è un Orient-Express di terza categoria. Tendine ingiallite ai finestrini, finto mogano, set da viaggio spazzolino e salvietta per i passeggeri. Sulla carrozza 421 siamo gli unici europei dell'Ovest. A Iasi capiremo che eravamo gli unici occidentali su tutto il convoglio. L'andatura è estenuante. Questo non è un treno ma un carretto dotato di motore a scoppio d'inizio secolo. L'accelerato si fa tutte le stazioni, anche le più piccole. In alcuni paesi è l'evento del giorno. Salgono fidanzate con fiori appena raccolti, parenti in visita che tornano in campagna, una coppia di suore ortodosse nere dalla testa ai piedi. Dal binario 1 di Manastur decine di persone salutano con il sole alle spalle.
Il treno compie un arco quasi perfetto. Da Timisoara punta Nord-Est, si fa la Transilvania, buca i Carpazi, per poi ridiscendere verso gli altopiani e la pianura dell'Est. Ci inghioitte un cielo nero che all'improvviso libera tutta l'acqua del mondo. Il viaggio diventa una traversata oceanica, il treno è una nave spaccaghiacci. Sfiata come un capodoglio in staziobni fantasma. Sferraglia sotto l'acqua, poi tira i freni che stridono esattamente sotto di noi. Notte sottocoperta in cuccette d'epoca.