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venerdì 22 settembre 2023
 
APPELLO
 

Riccardi: «Europa e profughi, subito un Sinodo ecumenico»

14/04/2016  Cattolici, ortodossi e protestanti, insieme. «È giunto il momento di una convocazione dei cristiani europei che affronti la grande questione dei rifugiati. Le Chiese non rimangano prigioniere delle politiche dei loro Paesi». La proposta, lanciata dal fondatore della Comunità di Sant'Egidio, è contenuta nell'editoriale di Famiglia Cristiana da oggi in edicola.

Lesbo è il nome di un dramma: i rifugiati approdano alle isole greche per fuggire la guerra. Il caso più noto è la Siria, i cui profughi sono migrati in Libano, Turchia e Giordania. La Grecia è il primo approdo per chi viene in Europa. A Lesbo, su 90 mila abitanti, ci sono tra 7 e 10 mila rifugiati.
La Grecia – va detto – nonostante la crisi è generosa verso di loro. Il Governo fa la sua parte. Molto attiva nell’accoglienza è la Chiesa ortodossa greca, guidata dall’arcivescovo di Atene, Hieronimos II, con un’opera coordinata dal metropolita Gabriel. Su un piccolo Paese, è caduto un peso immenso. Mentre, a cominciare dalla cattolica Ungheria, si alzano muri per difendersi dai rifugiati.

Andrea Riccardi.
Andrea Riccardi.

Papa Francesco, a settembre 2015, ha chiesto a ogni parrocchia europea di accogliere i rifugiati. L’appello non ha avuto la risposta che meritava. Sempre a settembre, in un messaggio all’Incontro nello Spirito di Assisi a Tirana, il Papa aveva detto: «È violenza anche alzare muri per bloccare chi cerca un luogo di pace. È violenza respingere chi fugge da condizioni disumane».
Ora Francesco compie un passo molto forte. Va a Lesbo il 16 aprile.
Lo accompagnano l’arcivescovo di Atene e le autorità greche. C’è pure il patriarca ecumenico Bartolomeo, che ha giurisdizione ecclesiastica sull'isola. A lui risale l’idea d’invitare il Papa a Lesbo. 
Il problema dei profughi va affrontato ecumenicamente. L’iniziativa dei corridoi umanitari per i rifugiati dal dal Libano all’Italia è stata promossa dai valdesi e dalla Comunità di Sant'Egidio con il Governo italiano. Francesco mostra come il dramma dei rifugiati interpelli la coscienza cristiana europea. I rifugiati sono poveri che bussano alle nostre porte. Non possono tornare indietro: hanno alle spalle il baratro della morte. 

Accoglierli è un dovere, ma anche un “dono” per l’Europa, in crisi demografica, cui danno nuovo vigore. Le stesse Chiese di vari Paesi europei sono rivitalizzate dalla presenza degli immigrati cristiani. Invece si predica la paura, che ingrossa le la dei diversi partiti del “muro”.
Francesco, il patriarca Bartolomeo e l’arcivescovo di Atene lanciano un messaggio attraverso il viaggio a Lesbo, che rappresenta simbolicamente un ponte tra l’Europa e il mondo dei rifugiati.
Le Chiese non possono restare prigioniere delle logiche istituzionali o delle politiche dei loro Paesi, senza una visione del futuro. Mi chiedo se questo non sia il momento di una convocazione dei cristiani europei (ecumenica e rapida), un sinodo ecumenico, che affronti la grande questione dei rifugiati e l’Europa. Il Papa può convocarla. E con lui il patriarca Bartolomeo.

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