Bandiere blu con le stelle a mezz’asta oggi davanti alle sedi delle istituzioni europee. L’Europa piange Jacques Delors, morto ieri all’età di 98 anni, nel sonno, a Parigi. Nei titoli che gli vengono dedicati oggi dalla stampa internazionale ricorre la parola “architetto”. È stato infatti questo elegante e discreto politico francese a costruire l’Unione Europea che conosciamo oggi. Lo ha fatto da presidente della Commissione Europea, nel decennio 1985-1995. Un periodo cruciale nella storia europea, con la caduta del Muro di Berlino e la riunificazione tedesca. Erano gli anni in cui stavano sulla scena giganti come François Mitterrand, Helmut Kohl e Margaret Thatcher.
Durante quel periodo il Mercato unico diventa una realtà. I successi di Delors includono il lancio dell'Unione economica e monetaria (asse centrale del Trattato di Maastricht del 1993) che porterà all'Euro, il dialogo sociale europeo, gli allargamenti del blocco e il programma Erasmus.
Al di là di questi risultati, uno degli obiettivi di Delors è sempre stato quello di “dare un’anima” all’Europa. Si trattava, nella sua visione,di andare oltre l'unione puramente economica per dare un impulso ideologico, politico e spirituale al progetto europeo dopo la caduta dei regimi comunisti nell'est del continente.
“Tra gli europei ci vorrebbe una vera comprensione reciproca e non soltanto interessi comuni. Bisogna tenere viva questa fiamma. Una volta ho detto che l'Europa ha bisogno di un'anima. Posso aver sconvolto qualche credente, ma io ho pronunciato questa affermazione in senso laico. E oggi l'Europa ha ancora bisogno di un’anima”, diceva ancora Delors in una intervista del 2010, quando aveva 85 anni.
Nato a Parigi il 20 luglio 1925 in un ambiente semplice (il padre, invalido al 90 per cento durante la guerra del 1914, era esattore presso la Banque de France) e cattolico, Jacques Delors era passato dal mecenatismo parrocchiale al movimento della Gioventù Operaia Cristiana (JOC), al quale rimase legato per tutta la vita. Impiegato alla Banque de France, aderisce alla Confederazione francese dei lavoratori cristiani (CFTC), poi partecipa alla deconfessionalizzazione del sindacato. Ammiratore di Pierre Mendès France, aspetterà fino al 1974, all'età di 49 anni, per unirsi al Partito socialista con la speranza di "essere utile". Due anni prima, era ancora consigliere del primo ministro gollista Jacques Chaban-Delmas, paladino di una "nuova società", dopo essere stato capo dipartimento presso la Commissione di pianificazione generale negli anni ’60. Deputato al Parlamento europeo dal 1979 al 1981, ministro dell’Economia e delle Finanze fra il 1981 e il 1984, il 6 gennaio 1985 assume l’incarico di Presidente della Commissione Europea. Pochi mesi dopo, il 20 maggio, accoglie a Bruxelles Giovanni Paolo II, primo pontefice in visita nelle istituzioni europee.Resta in carica fino al gennaio del 1995. Poche settimane prima aveva annunciato in televisione di non candidarsi alle elezioni presidenziali del 1995, nelle quali sembrava favorito. “Compirò 70 anni, ho lavorato instancabilmente per 50 anni ed è più ragionevole, in queste condizioni, considerare uno stile di vita più equilibrato tra riflessione e azione”, disse davanti a 13 milioni di telespettatori.
“Jacques Delors, nato prima della seconda guerra mondiale, è di questa generazione di cristiani che ha militato ardentemente per la costruzione europea, con l’obiettivo di costruire la pace e superare i conflitti che per così tanto tempo hanno lacerato il Vecchio Continente”, si legge oggi nell’editoriale del quotidiano cattolico francese La Croix. Delors, aggiunge il giornale, “ha dato al cristianesimo di sinistra i suoi titoli di nobiltà”.
Jacques Delors si era sposato nel 1948 con Marie Lephaille. Il figlio Jean-Paul, nato nel 1953, è morto di leucemia a 29 anni. La figlia Martine (nota con il nome del primo marito, Aubry) è nata nel 1950, milita nel partito socialista (di cui è stata segretaria) ed è sindaco di Lille.