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sabato 14 dicembre 2024
 
Emergenza migranti
 

L'Europa si è persa nel bazar turco

09/03/2016  La Turchia alza la posta nel negoziato con l'Unione europea per la gestione dei flussi migratori. Così l'ennesimo summit di emergenza finisce con un nulla di fatto. Nuovo vertice il 17 marzo. Il premier Renzi: «Se nel prossimo documento non ci sarà un esplicito riferimento alla libertà di stampa in Turchia, l'italia non firma».

L'Europa si è persa nel bazar turco. Dal summit (l'ennesimo) di emergenza (la solita) dedicato alla crisi dei rifugiati l'Europa pensava di uscire con l'accordo in tasca, invece si è lasciata prendere in ostaggio dalla Turchia. Il governo turco ha alzato la posta, ha messo sul tavolo le sue pretese e così sarà necessario un nuovo vertice il 17 e 18 marzo, per arrivare a definire un accordo. Forse. Il vertice di lunedì a Bruxelles, che doveva durare mezza giornata, si è protratto fino a tarda notte, con il solito contorno di malintesi, mugugni, pugni sul tavolo, riunioni riservate.

Alla fine è saltata anche la cena. La Turchia ha preteso il raddoppio dei 3 miliardi di euro stanziati dall'Europa per migliorare le condizioni di vita dei profughi. Inoltre ha chiesto l'apertura di cinque capitoli per il processo di adesione all'Unione Europea, la liberalizzazione dei visti a giugno (era prevista in ottobre) e la creazione di “aree umanitarie” sicure in Siria. Da parte di Ankara è arrivata la proposta di reinsediare i rifugiati sulla base del meccanismo “uno a uno”. La Turchia riprende tutti i migranti che hanno raggiunto illegalmente la Ue (sia i migranti economici, sia i richiedenti asilo), ma per ogni profugo siriano riammesso, chiede che i 28 Paesi dell'Unione me accolgano uno in modo legale dal suo territorio. La proposta turca ha spiazzato molti leader europei.

Netta l'opposizione del leader ungherese Orban, che minaccia di porre il suo veto. Da qui la necessità di prendere tempo. Matteo Renzi ha parlato di “piccolo passo avanti”, mente per la cancelliera Merkel si tratta solo di una “intesa sui principi generali che dovranno essere tradotti in iniziative”. Sono emersi anche dubbi sulla praticabilità della proposta avanzata dai turchi. Vincent Cochetel, coordinatore regionale dell'Onu per la crisi dei rifugiati in Europa, ritiene che il rimpatrio dei rifugiati in un paese terzo (la Turchia) sarebbe al di fuori delle leggi. Riserve legali e morali sono state espresse anche da Amnesty International. E' chiaro che in questa fase la Turchia cerca di capitalizzare al massimo il momento di debolezza dell'Europa, un continente diviso, spaventato e impotente, disposto a fare concessioni e a chiudere gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti umani pur di scaricare sulla Turchia la pressione dei flussi migratori. I contrasti fra l'Europa e il governo turco sono stati accentuati dalle continue violazioni della libertà di stampa che stanno avvenendo in Turchia.

L'ultimo episodio riguarda la trasformazione in giornale filo governativo del quotidiano di opposizione Zaman. I vertici del giornale sono stati azzerati da una decisione del tribunale, che ha accusato Zaman di agire in base agli ordini di una “organizzazione terrorista”. Questa sarebbe il movimento creato da Fethullah Gülen, un leader religioso e uomo di affari (ex alleato di Erdogan), che ore vive auto esiliato negli Stati Uniti. Nel giro di 24 ore Zaman è divenuto un megafono del regime, con le foto di Erdogan sulla prima pagina. Nel suo recente “Rapporto 2015-2016”, Amnesty International ha accusato il governo turco di aver esercitato “enormi pressioni sugli organi d'informazione”, prendendo di mira aziende editoriali, siti di informazione e singoli giornalisti.

Matteo Renzi ha dichiarato da Bruxelles che nell'accordo con Ankara vuole un riferimento alla libertà di stampa, “se no, non firmo”. Alla fine del summit, nelle dichiarazioni ufficiali, si afferma genericamente che “I capi di stato e di governo della UE hanno anche discusso con il primo ministro turco la situazione dei media in Turchia”. Un po' poco per dare conforto ai giornalisti turchi sotto tiro.

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