Lo scontro frontale che si sta consumando a Ventimiglia tra Hollande e Renzi (leader di due partiti che stanno nello stesso gruppo, quello dei socialisti, a Strasburgo) ci dice del fallimento dell’Unione più di tante parole sulla crisi dell’euro e persino di quel che sta accadendo in Grecia. La Francia, in spregio a Schengen, ha ripristinato i controlli fissi, bloccando di fatto le frontiere. L’Europa dei popoli uniti e solidali, quella fondata da Schuman, de Gasperi e Adenauer, si è incagliata sugli scogli dove da giorni bivaccano i migranti impossibilitati ad attraversare il confine. Il loro esodo si è fermato di fronte agli egoismi nazionali e alla demagogia politica. Ecco cosa rimane delle belle parole della mozione votata a maggioranza dai parlamentari di Strasburgo in favore dell’accoglienza dei profughi e della loro ripartizione su scala europea, a pochi giorni dalla tragedia immane del peschereccio libico calato a picco con settecento persone a bordo che si era consumata nel Mediterraneo.
Che ne è delle parole del presidente del Parlamento Schultz? Che ne è dell’incoraggiamento del capo della Commissione Juncker? E soprattutto che ne è del documento messo a punto da Bruxelles che stabiliva una ripartizione dei profughi che superasse la prospettiva del trattato di Dublino (che stabilisce che i profughi rimangano nel Paese dove approdano)? Anche l’Austria ha chiuso le frontiere, per non parlare della Svizzera, dove soffia un vento xenofobo che coinvolge anche i nostri connazionali frontalieri (agli italiani verrà richiesto il certificato penale). Il nostro premier sembra intrappolato in un labirinto di ipocrisie nazionali, retoriche europea buone solo per i tagli dei nastri, promesse mai mantenute.
All'indomani dell'ecatombe del peschereccio, Renzi aveva ottenuto un buon successo con il potenziamento della missione Triton e con le nuove regole di ingaggio (con un ritorno, di fatto, alla missione Mare Nostrum). Ma è sulla ripartizione dell'accoglienza dei profughi che si gioca la faccia dell’Europa. E invece assistiamo a un’escalation di chiusure sempre più serrate. Mentre in Italia, confortati dall’ultima tornata elettorale, alzano la voce le opposizioni all’insegna della xenofobia e della demagogia e persino nella maggioranza si levano voci in favore di "una diversa soluzione del problema dei migranti".
Una situazione che non promette nulla di buono, in vista del vertice Ue del 25 e del 26 giugno. Il responsabile del Viminale Alfano, alla vigilia del vertice preparatorio dei responsabili Ue degli Interni, dice che quei migranti sugli scogli sono “un pugno in faccia in Europa”. Renzi mette le mani avanti e annuncia un piano B. Significa che "l'Italia farà da sola, ma sarebbe una grande sconfitta per l'Europa". A problemi complessi servirebbero soluzione complesse. Tra le ipotesi circolate c'è quella di agire come fece il Governo Berlusconi nel 2011, quando di fronte al flusso migratorio causato dalle primavere arabe, concesse permessi di soggiorno temporanei ai tunisini per circolare in Europa. Anche in quell'occasione, tuttavia, ci fu l'opposizione della Francia. Altra strada è quella di ottenere una deroga al regolamento di Dublino. Tra i pochi a dare man forte all’Italia è l'Alto commissario Onu per i diritti umani Zeid Ra'ad Al Hussein, che esorta l'Unione a compiere "passi coraggiosi" in materia di immigrazione, per "dare rifugio, su un certo numero di anni, a un milione di rifugiati sfollati dai conflitti in Siria e altrove". Coraggio che all’orizzonte, da Ventimiglia, proprio non si vede.