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Il cardinale Ravasi: L'Expo che non ti aspetti

15/04/2015  Un padiglione del Vaticano per mettere in mostra il cibo che manca e per dire pane al pane che il digiuno non è una bella dieta. Il presidente del Pontificio Consiglio per la cultura spiega la partecipazione della Santa Sede all'esposizione.

Sarà l’unico padiglione non sponsorizzato e l’unico dove non si vende niente. Anzi, sarà l’unico padiglione dove chi esce, dopo averlo visitato, è invitato a lasciare qualche cosa per i poveri, quelli che hanno fame, quelli che non hanno casa, né un lavoro, né un campo da coltivare. Spiega il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, artefice, insieme alla Conferenza episcopale italiana e alla diocesi di Milano, della partecipazione della Chiesa cattolica alla kermesse milanese: «L’idea è quella di essere un’oasi di meditazione in mezzo a una grande offerta commerciale».

- Eminenza, perché la Santa Sede ha deciso di partecipare a Expo?

«Per proporre una riflessione sul cibo che manca, perché qualcuno ne ha troppo e altri troppo poco. Ma anche per uscire dalla retorica del cibo».

- Il tema che avete scelto tuttavia parla di pane.

«Esattamente. Da una parte c’è una frase del Padre Nostro e cioè “dacci oggi il nostro pane”, ma dall’altra invitiamo a riflettere sul fatto che “non di solo pane” vive l’uomo. Questo significa andare oltre la retorica del cibo. Questo titolo “Non di solo pane... Dacci oggi il nostro pane” viene ripetuto in tutte le lingue sulle facciate del padiglione della Santa Sede. La nostra partecipazione è una spina nel fianco a quella che si annuncia come una vera e propria fiera del cibo. Ci sono stand di Paesi dove si offre cibo a volontà, dove non c’è un centimetro quadrato che non sia sponsorizzato dall’industria alimentare ancorché biologica e nutrizionalmente corretta».

- Fate i provocatori?

«Sì e consapevolmente. E parleremo anche del digiuno, che non è una bella dieta».

- Il cibo cosa evoca?

«La tutela del creato e delle sue risorse, beni possibili per tutti che non vanno depredati o sprecati o distrutti».

- Invece oggi cosa accade?

«Tutti possono sedersi alla tavola del mondo. Ma accanto ad alcuni vi sono montagne di piatti colmi, altri hanno il piatto vuoto e possono solo guardare».

- Peggio che nel Vangelo, quando il povero Lazzaro stava sotto il tavolo del ricco Epulone?

«Sì, Lazzaro non vedeva ciò che arrivava in tavola e almeno poteva raccogliere le briciole che scendevano. Oggi i poveri vedono le portate dall’altro capo del tavolo, ma non possono nemmeno avvicinarsi. È una forma drammatica e tragica di tortura».

- Il tavolo del padiglione della Santa Sede come è apparecchiato?

«Sarà un tavolo interattivo multimediale sul valore della condivisione e della solidarietà, ma anche qui oltre la retorica della fame nel mondo. Non basta mostrare le immagini dei bambini denutriti, bisogna educare chi si affaccia al tavolo».

- Dunque anche il tavolo diventa un simbolo?

«Il tavolo è sempre stato il luogo dell’elaborazione del pensiero e delle azioni, dove scopriamo legami, li intrecciamo o li sciogliamo. Apriamo un tavolo, chiudiamo un tavolo. Noi vogliamo trovare interlocutori. Sarà un tavolo che stupirà».

- Perché non di solo pane?

«Sul tavolo si può apparecchiare anche la mensa eucaristica e aprire il Vangelo che permette di capire l’errore dell’uomo materiale, quello che sfrutta gli altri e il creato. Su questo tavolo si può trovare il cibo dell’anima, cioè la spiritualità e la cultura. E gli strumenti per capire e contrastare le malattie del cibo, bulimia e anoressia».

- Cosa metterete attorno al tavolo?

«L’Ultima Cena del Tintoretto, quella che sta nella chiesa di San Trovaso a Venezia, che rappresenta la carnalità della spiritualità, un arazzo di Rubens che viene da Ancona. E poi una serie di video che raccontano in maniera molto efficace ciò che la carità cristiana realizza nelle periferie del mondo».

- I convegni promossi dalla Santa Sede su cosa verteranno?

«Naturalmente su cibo, democrazia ed economia, ma anche su alcune cose molto curiose. Per esempio il Bambin Gesù ne organizza uno sull’importanza dell’allattamento al seno per prevenire molte patologie infantili, la diocesi di Milano darà vita a una sorta di Assisi delle religioni sul cibo e poi ci occuperemo di disabilità e cibo, organizzando all’Expo il primo incontro nazionale dei ristoranti gestiti in Italia dai disabili. E il giorno del National day della Santa Sede, l’11 giugno, proponiamo un’edizione straordinaria del Cortile dei Gentili».

- Papa Francesco verrà?

«Ha chiesto sobrietà, ha voluto che la Santa Sede si tenesse alla larga da ogni evento commerciale. Non andrà a Expo, anche se da molte parti è stato sollecitato a partecipare».

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