«Ci fanno paura i migranti che arrivano col barcone, ma poi li applaudiamo quando giocano bene a calcio o cantano negli stadi. Ci fanno comodo soltanto gli “stranieri” che servono per i nostri interessi». Il cardinale Francesco Montenegro, presidente di Caritas italiana, a margine della presentazione del dossier Immigrazione 2016 commenta il dibattito attorno allo ius soli e sprona ad andare avanti. «La legge va fatta, se poi qualcosa non va si potrà sempre intervenire e modificare gli aspetti che andranno migliorati, ma intanto bisogna partire. Ci sono ragazzi nati e cresciuti qua che vanno a scuola con “i nostri”, giocano “con i nostri”, frequentano l’oratorio “con i nostri”, escono con “i nostri” e ai quali poi si dice “non siete nostri”. Quale futuro vogliamo costruire?». Risponde senza astio alle polemiche di questi giorni, alle accuse della Lega, che contesta alla Caritas di occuparsi più dei migranti stranieri che dei disoccupati italiani, e spiega che «il problema è quello della ingiustizia sociale, non si tratta di mettere gli uni a confronto degli altri, ma di chiedersi qual è la radice della povertà e la radice delle migrazioni. E questa radice è l’ingiustizia sociale alla quale vanno date risposte politiche concrete».
Il cardinale guarda a quanti «tentano a ogni costo il viaggio della vita, il viaggio della speranza. Persone che fuggono dalle guerre e dalla fame. Persone che vengono via mare o anche via terra o via aerea col visto turistico e poi ci restano, e che portano questa realtà di fame». Pensa al «Mare Mediterraneo che tanti ormai chiamano “la tomba liquida” e a quanti lo attraversano», e ai «tanti giovani che arrivano nel nostro Paese. L’immigrazione ha un volto sempre più giovane», sostiene il cardinale.
È il volto che descrive il dossier, «non una inchiesta semplicemente statistica, ma che racconta chi sono e come vivono gli immigrati che sono in Italia» aggiunge Delfina Licata, una delle curatrici del rapporto. Una presenza sempre più giovane e femminile, delocalizzata sul territorio anche se ci sono regioni più attrattive, in particolare le regioni del Nord che da sole accolgono il 56 per cento dei migranti. In totale si registrano 814.815 alunni stranieri, 13.056 iscritti all’università, 178 mila acquisizioni di cittadinanza (in calo quelle acquisite per matrimonio). E se calano i matrimoni tra stranieri aumentano invece quelli misti in cui è la sposa a essere italiana. Diminuiscono invece le nascite, dalle 80mila l’anno del 2010 alle 69 mila dello scorso anno.
Il dossier denuncia «la segregazione occupazionale» con alcune attività di “bassa manovalanza” appannaggio quasi esclusivamente degli stranieri che vengono spesso impegnati in lavori inferiori rispetto alla loro preparazione, e la differenza di remunerazione. Mediamente, per uno stesso lavoro, se un italiano percepisce 1.356 euro mensili, lo straniero ne guadagna 965.
Eppure i migranti si sentono cittadini a pieno titolo. Prova ne è anche l’impegno nel settore sociale con le 3.247 domande che giovani stranieri presentano per il servizio civile.
Una migrazione che disegna un volto diverso anche della nostra Italia, come testimoniano le tante voci raccolte dai ragazzi che, da Verona a Napoli, a Roma raccontano i loro desideri e i loro sogni. Ragazzi ancora senza cittadinanza italiana pur essendo nati e cresciuti nel nostro Paese. La Caritas e Migrantes, anche con le parole di don Guerino di Tora, rilanciano la campagna “L’Italia sono anch’io” #italianisenzacittadinanza , e lo «facciamo non solo per questioni di civiltà, ma di realtà, perché tanti di questi ragazzi parlano come parlavo io da bambino in borgata. Sono italiani a tutti gli effetti. Va approvata la legge sulla cittadinanza, ferma da tanto, troppo tempo», conclude monsignor Di Tora, «Non si tratta di aprire a realtà nuove, ma di riconoscere una realtà già esistente».