C’è uno “scollamento” tra i tempi interiori e i tempi stabiliti dalla legge, c’è tanta enfasi sulla dimensione affettiva e sulla libertà della coppia, “che però sono i pilastri fragili del matrimonio, mentre ciò che lo salva è la dimensione etica, la capacità di costruire il proprio futuro nel rispetto reciproco, dove il “per sempre” ha davvero senso compiuto”: Costanza Marzotto, psicologa e mediatrice familiare, docente dell'Università Cattolica e coordinatrice del Master in Mediazione Familiare e Comunitaria, invita a leggere la proposta bipartisan sul divorzio breve alla luce della complessità delle relazioni coniugali.
-Professoressa, esiste la possibilità che il divorzio breve “banalizzi” il valore e la scelta del matrimonio?
«La banalizzazione del legame matrimoniale è un fenomeno che prescinde da questa proposta di legge, purtroppo è già in atto nella società italiana, al punto che secondo me le coppie oggi andrebbero aiutate sempre più spesso a “monte”, quando scelgono di sposarsi. Chi decide sulla base di una dimensione solo affettivo-consumistica, diciamo sull’onda dell’innamoramento, inevitabilmente chiede una chiusura rapida del legame e non si concede tempo per l’elaborazione della rottura».
- E allora cosa succede?
«Studi americani individuano una casistica di secondi e terzi matrimoni sempre più brevi: se il primo è durato circa 8 anni, il secondo durerà 5, il terzo un anno e mezzo. Si tratta di situazioni in cui le persone si separano in modo “sintomatico”, senza mai comprendere il perché, senza mai scavare in se stesse e cercare quella sorta di “patto segreto” che ha condotto alla scelta di quello specifico partner. E’ importante notare che in Italia solo il 40% dei separati chiede il divorzio, evidentemente perché vuole riorganizzarsi con una nuova unione. Tutti gli altri non procedono, forse non avvertono la stessa urgenza».
- I parlamentari sottolineano la necessità che il nostro Paese si adegui ai tempi europei e decongestioni i tribunali.
«Quella della separazione è una delle decisioni più difficili della vita, anche per le coppie non sposate. La gestazione della decisione dura in media due anni. Una volta dichiarata la volontà, i tempi interiori (sia di chi riceve la notizia sia di chi la promuove) sono molto lunghi. C’è tutto un carico di sofferenza, risentimento, delusione da smaltire. Inoltre, ci sono anche i tempi legati alla riorganizzazione della vita: trovare una nuova casa, tenersi o trovare il lavoro, evitare il collasso economico, comunicare la scelta ai figli, quando ci sono, e programmare anche il loro futuro, la condivisione della potestà, l’introduzione di eventuali nuovi partner».
- Una macchina complessa.
«Una rivoluzione vera e propria, scandita da tempi diversi da quelli disposti dalle istituzioni. E’ chiaro che se la nuova proposta di legge andrà in vigore detterà una maggiore velocità a queste fasi, soprattutto per le coppie senza figli. Ma l’importanza del tempo, lo ripeto, non è trascurabile. Se non per la riconciliazione, che purtroppo è molto rara, almeno per l’elaborazione del lutto, per l’analisi necessaria a ripartire, riorganizzando la propria vita, senza replicare in modo seriale gli stessi errori».