(nella foto: Francesco Cusaro)
TXT e-solutions è un’azienda con casa-madre a Milano ma con sedi in varie città del mondo, che produce software di gestione a tecnologia avanzata per aziende di settori molto diversi (aerospaziale, bancario, produzione di autoveicoli e autocarri, moda e lusso). Francesco Cusaro, 54 anni, ne è il responsabile delle risorse umane per tutto il mondo, cioè assume i dipendenti (ora 500) delle sedi italiane (Milano, Varese, Torino, Genova, Vicenza e Bari), ma anche di quelle in Spagna, Germania, Francia, Canada, Australia e Hong Kong. Del Jobs Act ha un’opinione “estremamente favorevole” e la TXT e-solutions sta già stabilizzando i propri dipendenti con i nuovi contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti.
Il Jobs Act è solo un annuncio o ha effetti concreti?
"Le novità introdotte sono drastiche e positive. Il nostro settore, quello informatico, è da sempre caratterizzato dalla necessità di lavoro flessibile a seconda del variare delle commesse. Molti nostri dipendenti, soprattutto giovani, hanno avuto dei contratti da collaboratori a progetto: ora non ne abbiamo più, abbiamo normalizzato 70 dipendenti con tempo indeterminato a tutele crescenti. Un grande aiuto sono stati anche gli sgravi fiscali da 8.000 euro per ogni nuova assunzione, previsti dall’ultima Legge di Stabilità. I cosiddetti CoCoPro erano già stati superati: la legislazione Fornero, che tuttavia non si poteva applicare a chi già stava lavorando in azienda, li aveva sostituti con l’apprendistato, ma ora il nuovo contratto del Jobs Act è migliore, perché permette maggiore garanzia di flessibilità in uscita".
Flessibilità in uscita vuol dire licenziare…
"È vero, ma il mondo è cambiato. Soprattutto nel nostro settore, dove si può lavorare anche da casa, il mercato del lavoro è globale e i vincoli legati allo Statuto dei lavoratori non esistono in altri Paesi, come quelli asiatici, dove si trova manodopera altrettanto competente. È una delle ragioni per cui molti gruppi stranieri non investono in Italia. Quelle tutele lasciavano sicuri chi le aveva già, ma di fatto precludevano molte possibilità ai giovani, la generazione di mio figlio per intenderci. Nell’attuale situazione economica, chi non aveva quelle tutele non riusciva a entrare stabilmente nel mondo del lavoro, insomma.
E quindi un giovane dovrebbe essere contento delle nuove regole?
"Sì, purtroppo i “vecchi” contratti, solidi sulla carta ma non più applicabili, di fatto non avevano più senso. Ora il Jobs Act offre maggiori possibilità ai giovani almeno per ipotizzare prospettive a lungo termine, in caso di azienda sana e buona prestazione lavorativa".