I volontari che aiutano Davide Modesto a salire a forcella Lavaredo (foto D. Blezza)
Su, in alta quota, sulle Tre Cime di Lavaredo in carrozzina. Percorrendo il sentiero che porta alle pareti più famose delle Dolomiti per un giorno “senza barriere”, accessibile anche a chi per salire fin lassù non può contare sulle proprie gambe, ma soltanto sulle braccia della solidarietà.
Un’impresa senza precedenti quella che ha visto salire venerdì scorso fino alla forcella Lavaredo (altitudine 2.450 metri) il trevigiano Davide Modesto, 44 anni, che con la sua carrozzina fissata in sicurezza sopra una piattaforma mobile per lui costruita come un “abito su misura”, è partito dal rifugio Auronzo e facendo tappa al rifugio Lavaredo ha infine raggiunto la forcella omonima che apre la vista sulle tre splendide pareti.
A trainare in sicurezza la carrozzina un carrello munito di quattro ruote indipendenti. Spinto a turno - prima in salita e poi in discesa - dalle braccia di dodici volontari del Cai di Auronzo di Cadore. Così facendo Davide in tre ore abbondanti di cammino ha osato, da grande appassionato di montagna qual è, ciò che altri mai avevano osato prima. Perché non è tanto la montagna quella vera a chiudere le porte in faccia alla disabilità. Quanto piuttosto “la montagna” della scarsa sensibilità e della mancanza di attenzione contro la quale le persone disabili si scontrano quotidianamente, senza purtroppo dover necessariamente salire chissà dove. Bastano e avanzano le innumerevoli barriere architettoniche che si incontrano in città, dai bagni non attrezzati per i disabili, all’assenza di rampe per evitare i gradini. Per mettere i bastoni tra le ruote può bastare anche semplicemente una porta, se questa non si apre verso l’esterno.
In carrozzina dall’età di 17 anni dopo esser stato investito da un’auto in sella al suo motorino, Davide si era appassionato di ciclismo e già era iscritto alla categoria juniores, e si stava avviando verso la carriera agonistica. In seguito all’incidente e alle lesioni l’inevitabile stop. Ma Davide ha scelto di mantenere il passo sempre in salita. Da qui la decisione di non rinunciare allo sport e, dal 1996, di diventare allenatore di hand-bike. Fino alla laurea in Economia delle finanze all’università Ca’ Foscari. Di recente la scelta di frequentare anche l’Istituto di Scienze religiose di Treviso come studente-lavoratore. Ed è stato proprio tra i banchi di scuola di Teologia che, una sera, l’idea di realizzare l’impresa della salita alle Tre Cime ha iniziato a prendere quota. Ci hanno pensato il Lions Club Treviso Sile e al Leo Club Treviso Europa a mettere a punto la realizzazione del mezzo e il percorso sullo stesso sentiero battuto ogni anno da migliaia di escursionisti.
Sul cammino delle Dolomiti al seguito di Davide per sostenere l’impresa si sono messi poi in marcia quasi un centinaio di appassionati di montagna. Divisi in gruppi nel rigoroso rispetto delle misure anti-covid. In cammino sul sentiero delle Tre Cime, sugli stessi passi tracciati da Davide, c’erano venerdì anche i sindaci di Treviso, Mario Conte, di Trevignano (Treviso), Ruggero Feltrin e l’assessore alla cultura e ai servizi sociali del Comune di Auronzo (Belluno) Paola De Filippo Roia. “Davide sorride alle Tre Cime” è lo slogan scelto dalla grande squadra della solidarietà per la giornata: “Tutto questo non l’ho fatto da solo – ha detto Davide al termine dell’impresa - Ho avuto bisogno di chi mi ha accompagnato. Ho capito che siamo tutti bisognosi gli uni degli altri. C’è chi lo manifesta di più, non posso negarlo. Ma ognuno di noi, nessuno escluso, non va da nessuna parte da solo. Abbiamo tutti bisogno di accoglienza, di conforto, di qualcuno che ci dia fiducia. Abbiamo bisogno di sentirci parte di una comunità”. E sulle pareti della forcella Lavaredo, proprio grazie all’impresa di Davide, ha trovato posto pure una targa speciale. Che ricorda il passaggio di Papa Giovanni Paolo II, il papa santo con la montagna nel cuore: “Qui sostò in preghiera e meditazione il giorno 16 luglio 1996”, si legge nella targa che conclude con le parole di Karol Wojtyla: “Non abbiate paura”.
D fronte alla splendida vista delle Tre Cime che si sono svelate agli occhi di Davide per la prima volta, anche la bellezza della natura ha reclamato la sua parte: “C’era la luce giusta, la temperatura perfetta, un sole terso”, ha concluso Davide, “Mi piace pensare alla Storia che è arrivata fin lassù e alle migliaia e migliaia di turisti che ogni giorno arrivano per ammirare la bellezza di queste cime”. Da oggi una lezione di civica solidarietà echeggia ad alta quota. D’altronde, si sa bene che è la montagna la prima a insegnare che non si cammina mai da soli.