Il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli. All’interno del decreto di abolizione dell’Imu, indispensabile a puntellare il fragile governo delle larghe intese, ce n’è uno che suona tanto come un bel favore alle lobby del gioco d’azzardo.
Cominciamo dall’inizio. Dopo una serie di accertamenti della Guardia di finanza, nel 2008 comincia un contenzioso contabile (aperto ancora oggi) tra lo Stato e 10 società concessionarie delle slot machine e new slot. Si tratta dell’Atlantis/B-plus (che fa capo all’ex latitante Francesco Corallo, figlio di Gateano Corallo, sospettato di essere stato anni fa in affari con il clan Santapaola), Cogetech, Snai, Lottomatica, Hbg, Cirsa, Codere, Sisal, Gmatica e Gamenet.
La procura della Corte dei Conti contestava a tutti questi big del settore un danno erariale astronomico: 98 miliardi di euro. Il motivo? Tutte le slot, per essere monitorate correttamente dai Monopoli di Stato, sarebbero dovute essere collegate alla rete della Sogei, la società informatica del ministero dell’Economia. Questo – ed è un mistero tutto italiano – non è accaduto dal 2004 al 2007.
L’assenza del collegamento, ovviamente, ha impedito di conteggiare le entrate derivanti dal gioco e il calcolo delle tasse relative da pagare. Secondo alcune stime, infatti, su 200 mila apparecchiature solo 130 mila “comunicavano” con il cervellone della Sogei. La Corte dei conti ha contestato alle concessionarie del gioco un danno per l’erario di 98 miliardi di euro includendo anche le penali previste dalla convenzione stipulata nel 2004 tra i Monopoli e le società, vale a dire 50 euro per ogni ora di mancato collegamento delle slot alla rete. Una penale abbassata brutalmente nel marzo del 2008 (governo Prodi) e portata a soli 5 centesimi.
Nel febbraio del 2012 arriva la sentenza della Corte dei conti che condanna le concessionarie e due dirigenti dei Monopoli di Stato a risarcire allo Stato 2 miliardi e mezzo di euro. Una cifra irrisoria rispetto ai 98 miliardi conteggiati all’inizio ma comunque consistente.
E qui arriva l’Imu. Tra le coperture per togliere la tassa sulla casa previste dai tecnici del ministero dell’Economia ci sarebbero circa 650 milioni di euro che dovranno arrivare dai concessionari del gioco i quali usufruiranno di uno “sconto” di circa il 70 per cento sui 2,5 miliardi di euro totali di multa comminata dalla magistratura contabile.
Ovviamente, si tratta di una copertura virtuale. Le concessionarie, infatti, dovranno pagare entro metà novembre e non è detto che lo facciano visto che intanto hanno fatto appello. Ma se pure dovessero pagare, lo Stato incasserebbe appena lo 0,7 per cento dei 98 miliardi originariamente contestati. Una farsa.
Molto polemico con l’esecutivo il Movimento 5 Stelle: «È evidente», hanno scritto i deputati grillini in una nota,« che il governo si è inginocchiato di fronte ai signori del gioco d'azzardo con uno scandaloso condono che riduce le sanzioni per i concessionari di slot e videopoker a poco più di un piatto di lenticchie, meno di un quarto della sanzione prevista».