16 novembre 2022
«Dopo tre mesi [a Malta] salpammo su una nave di Alessandria che aveva svernato nell’isola, recante l’insegna dei Diòscuri . Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni e di qui, costeggiando, giungemmo a Reggio» (Atti 28,11-13). Messina è stata la tappa del nostro terzo giorno di pellegrinaggio. Nella città dello Stretto siamo approdati verso mezzogiorno del 16 novembre, dopo aver lambito le coste delle Isole Eolie, in particolare Stromboli, Vulcano, Alicudi e Filicudi. Il racconto di Luca negli Atti degli Apostoli dà conto, verso la fine del libro, di quella che possiamo considerare l’ultima tappa del viaggio di san Paolo verso Roma. L’Apostolo ha toccato in nave lo Stretto di Messina, per poi fare vela verso Pozzuoli, e da lì proseguire a piedi per raggiungere la capitale dell’Impero, per infine essere processato e poi martirizzato.
Nella mattinata abbiamo celebrato nel teatro della nave l’Eucaristia, da me presieduta e concelebrata dagli altri due Paolini che accompagnano il pellegrinaggio, don Antonio Rizzolo e don Giuseppe Lacerenza. Si sono uniti anche altri due sacerdoti, don Mario Bianchi della diocesi di Alessandria, e don Giovanni Tomaso della diocesi di Messina.
Dopo il pranzo ci siamo mossi su quattro pullman verso lo stupendo santuario di Tindari, situato nella diocesi di Patti a una settantina di chilometri da Messina. Ci ha ricevuto, dopo un’ora di viaggio in cui abbiamo pregato il rosario e ascoltato la spiegazione della guida, don Alberto Iraci, vicerettore della struttura, dedicata alla Madonna Bruna, la cui statua è conservata nel nuovo santuario, costruito nel periodo 1957-1979. Il culto che circonda la statua e la devozione mariana di questo meraviglioso luogo situato accanto a un parco archeologico della città greca che sorgeva in epoca precristiana sulla rocca di Tindari risale alla fine dell’VIII sec. d. C., quando la tradizione racconta che una nave proveniente da Oriente, carica di merci, tra cui un simulacro della Vergine sfuggita alla furia iconoclasta di quel periodo e incagliata proprio sotto la rocca di Tindari, per poter ripartire abbia dovuto alleggerirsi e lasciare la statua sulla costa. Raccolta dagli abitanti del luogo, fu collocata in un luogo in altura che sarebbe poi diventata la sede del santuario. Ha concluso la spiegazione del nostro ospite il canto “Madonna nera” intonato da tutti i 200 pellegrini.
Rientrati in nave, siamo ripartiti facendo rotta verso sud, in direzione dell’isola di Rodi dove, dopo un giorno di navigazione, arriveremo domani, 18 novembre.
Assicuriamo alla comunità dei nostri lettori la nostra preghiera. Vi sentiamo spiritualmente uniti a noi. La pace del Signore ci accompagni.
Don Stefano Stimamiglio