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giovedì 24 aprile 2025
 
 

«Non c'è scout senza spiritualità»

27/08/2013  Il commento dei presidenti del comitato italiano Agesci, Matteo Spanò e Marilina Laforgia: «Noi partiamo da un presupposto: l'incontro con Cristo».

Il commento dei presidenti del comitato nazionale Agesci, Matteo Spanò e Marilina Laforgia.

«Non condividiamo la scelta fatta dall’associazione femminile delle guide inglesi perché crediamo che l’esperienza dello scoutismo non possa prescindere dall’aspetto della spiritualità. Questa convinzione l’abbiamo portata anche all’ultima conferenza europea di Berlino in una mozione in cui si ribadiva l’importanza dell’esperienza scout incrociata ad una visione spirituale. Per Agesci è impensabile che lo scoutismo che è uno strumento, uno stile, possa prescindere dall’aspetto spirituale perché diversamente diventerebbe un gioco con poco senso».

- Cosa vuole dire per voi essere scout?

«Il nostro essere scout parte da un presupposto: l’incontro con Cristo. Essere scout è uno stile di vita in cui tutti i valori e le esperienze che viviamo possono essere riletti sotto una luce importante e diversa».

- La presenza di Cristo nella vostra associazione come cambia, come trasforma le cose, cosa aggiunge?

«Lo scoutismo, secondo la nostra visione, è un metodo in cui, tramite l’incontro con l’altro e la condivisione, il concetto del costruire e del fare insieme, del servizio e dell’accoglienza, dell’esperienza del Creato diventano elementi di condivisione con  una vocazione più importante, quella dell’incontro con Cristo. Lo scoutismo è questo e il nostro fondatore Baden – Powell più volte l’ha ribadito dicendo che uno scout deve valorizzare l’aspetto spirituale. L’incontro con Dio è un elemento imprescindibile dell’esperienza dello scout e dell’uomo stesso».  

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