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giovedì 24 aprile 2025
 
 

Ravasi: «L’incontro con il Maestro»

14/02/2013  Nove libri. Nove tappe. Comincia l'itinerario verso la Pasqua in compagnia del cardinale Gianfranco Ravasi. Questa settimana il primo volume.

Il traguardo finale, da guadagnarsi passo dopo passo, è una persona. «E quindi», precisa il cardinale Gianfranco Ravasi, «un volto, una parola, un agire, un segreto intimo nel suo essere più profondo». Comincia l'itinerario di riflessioni guidato dal presidente del Pontificio Consiglio per la cultura che conduce a Gesù. Nove libri. Nove tappe. Tutta la Quaresima, più la Settimana Santa, Pasqua e le prime settimane successive. Il primo volume s'intitola  Incontrare il Maestro, e per sottotitolo ha la domanda che il Signore fa a chi lo segue, così come ci è trasmessa da Matteo, al capitolo 16 del suo Vangelo: «Ma voi chi dite che io sia?»

Il cardinale Ravasi delinea il volto di Cristo e, dunque, anche quello dei suoi discepoli ricorrendo a quattro termini: amore, gioia, povertà, preghiera. «La parabola del buon Samaritano e la trilogia delle parabole della misericordia (la pecora smarrita, la dracma persa e il figliol prodigo) contenute nel capitolo 15 del vangelo di Luca, la salvezza offerta al corrotto funzionario Zaccheo, il "discorso della campagna" (6,17-49), la costante scelta degli ultimi, dei poveri, degli esclusi, il perdono finale offerto al malfattore pentito e ai suoi stessi crocifissori, l’uso frequente del verbo greco che evoca la tenerezza delle “viscere” materne (1,78; 7,13;10,33; 15,20) sono altrettante testimonianze» dell'amore del Signore. Precisa più avanti il cardinale Ravasi: «Gesù traccia il volto del suo discepolo e di Dio proprio così: "Siate misericordiosi come Dio,vostro padre, è misericordioso"».

Il presidente del Pontificio Consiglio della cultura segnala poi un fatto interessante: «Luca usa ben 5 verbi diversi per esprimere la gioia in 27 passi del suo Vangelo. Cristo è venuto a "evangelizzare", cioè a comunicare un lieto annunzio di liberazione. I primi due capitoli della sua opera sono intarsiati di canti gioiosi di lode a Dio e l’ultima riga del Vangelo ci ricorda che i discepoli, dopo l’Ascensione, "tornano a Gerusalemme con grande gioia e stanno sempre nel tempio lodando e ringraziando Dio» (24,52-53). E pieni di gioia sono coloro che vengono salvati da Gesù, come Zaccheo (19,6)».

Terza e fondamentale caratteristica del profilo di Cristo e del discepolo secondo Luca è quella della povertà. «Quel Beati i poveri in spirito» di Matteo diventa per Luca un diretto Beati voi, poveri senza alcuna specificazione spirituale. "I poveri sono evangelizzati" (4,18), il povero Lazzaro (16,19-31) e la vedova che dà "tutto quanto aveva per vivere" (21,1-4) sono ammirati da Gesù. Mammona, termine fenicio-aramaico che indicava la ricchezza (curiosamente ha la stessa radice del verbo ebraico ’mn che esprime il “credere”), è un idolo che acceca. Il giovane ricco non può seguire Cristo se prima non distribuisce ai poveri«tutto quanto possiede» (18,22). Condannati senza esitazione sono coloro il cui unico scopo nella vita è il moltiplicare risorse e soldi,come il ricco stolto di una celebre parabola riferita solo da Luca (12,13-21). I farisei sono amanti del denaro, che alla fine diventa il loro vero dio (16,14)».

La preghiera, infine. «Gesù è per eccellenza il grande orante. Nelle svolte decisive della sua vita egli si ritira in preghiera e in dialogo con il Padre. Lo fa dopo il battesimo al Giordano (3,21), nel mezzo del primo entusiasmo della folla (5,16), prima della scelta dei dodici apostoli (6,12), prima della professione di fede di Pietro (9,18), durante il solenne svelamento della Trasfigurazione (9,28-29), prima di insegnare ai discepoli la preghiera distintiva del cristiano, il «Padre» (11,1). Gesù ci esorta a "pregare sempre, senza stancarci" (18,1). Alle soglie della morte si ha la scena più emblematica,quella della preghiera nell’Orto degli Ulivi, il Getsemani (22,39-46), scena che Luca descrive in modo più accurato rispetto agli altri evangelisti, scandendola con ben cinque menzioni della preghiera e incorniciandola con la duplice frase d’apertura e chiusura: "Pregate per non cadere in tentazione!"».

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