A volte, non so se amare ancora l’Italia e il
nostro modo d’essere suoi cittadini. Né sono
certo d’essere fiero di appartenere a “un popolo
di santi, poeti e navigatori”. Soprattutto quando
vedo come sono trattate le nostre tradizioni religiose,
in rapporto a culture e fedi differenti. Tanti
esperti, in Tv e sui giornali, si affannano a giustificare l’eliminazione di ogni simbolo cattolico dai
luoghi pubblici, per non offendere i bambini di
altre religioni. Il crocifisso, dicono, cioè quell’uomo
seminudo in croce, potrebbe far paura. E allora
mi chiedo: perché questi “esperti” ignorano
che, nei luoghi pubblici, si vedono anche circolare
donne velate o coperte da capo a piedi? Sono sicuri
che i nostri bambini non si impauriscano nel
vedere dei vestiti neri che camminano? Perché
ci si prende pena dei bambini di altre religioni e
mai dei nostri?
GIOVANNI C. – Cosenza
Un falso rispetto per le tradizioni altrui, che ci
porta a oscurare o togliere di mezzo le nostre, è segno
di scarsa intelligenza; è propensione al qualunquismo,
come le chiacchiere da bar. Saggezza vorrebbe,
invece, che ci si accostasse con rispetto e apertura a
tutto ciò che è diverso da noi, per stabilire un sereno
confronto che ci faccia crescere a livello culturale,
sociale e spirituale. Favorendo quella “convivialità
delle differenze” che, nel corso della storia, ha permesso
ai popoli di svilupparsi e averne grandi benefici, sotto ogni punto di vista. Naturalmente, questo
è un cammino reciproco, da fare insieme, tenendo
fuori ogni pregiudizio e ideologia.