ARCANGELO
Come si fa a condannare
definitivamente una persona che non
sa perché è chiamata a esistere, se Dio c’è
o non c’è, e non ha idea di cosa possa rimanere
da un corpo rimasto senza vita?
Don Pino Lorizio.
RISPONDE IL TEOLOGO
Il mistero della “dannazione eterna”
resta a livello di possibilità, in quanto nella
nostra esistenza possiamo compiere atti
definitivi sia nel bene sia nel male. E il fatto
che Dio rispetti profondamente la nostra
libertà fa sì che egli non ci costringa ad alcunché,
neppure a salvarci nell’eternità. Ma
perché vi sia “condanna definitiva” è necessario
un radicale, lucido, consapevole, assolutamente
libero rifiuto del vero, del bene,
del bello da parte della persona. Pertanto
l’ipotesi della condanna definitiva non riguarda
certamente coloro che «non sanno
quello che fanno».
Il giudizio in ogni caso
non spetta a noi, ma a Dio stesso, che conosce
le menti e i cuori degli uomini più di
loro stessi e che «vuole che tutti gli uomini
siano salvi», impegnando i credenti a lavorare
perché l’inferno sia vuoto e perché tutti
si aprano alla conoscenza e all’esperienza
del vero, del bene e del bello, attraverso la
quale, sia pur implicitamente, incontreranno
l’Infinito.