Leggendo i canti della Divina Commedia, e in particolare quelli dell’Inferno, è praticamente impossibile che l’immaginario visivo non si metta in movimento. “Caron dimonio”, Cerbero, Minosse, gli ignavi, Paolo e Francesca, Ulisse, il conte Ugolino: questi personaggi sono descritti con tale vividezza che, a tratti, pare di vederli. E infatti c’è chi ha voluto renderli “vivi”: presenze fisiche da toccare, incontrare, interrogare. E’ il caso dello scultore veneto Romeo Sandrin, già noto (anche oltre i confini regionali) per le sue opere a soggetto sacro. Nell’anno delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte del sommo poeta, a Piazzola sul Brenta (Padova), Villa Contarini diventa la cornice per un'esperienza che non ha precedenti: sono in mostra 70 sculture di Sandrin, tutte ispirate alla prima cantica della Divina Commedia, l'inferno appunto, col suo carico sempre attuale di dolore, violenza e infelicità. L’esposizione raccoglie le opere realizzate dall’artista negli ultimi 6 anni. Se ne può dedurre un’impresa titanica, che a tratti ha richiesto anche 10, 12 ore giornaliere di lavoro. E in effetti il risultato è monumentale. Vi si vedono sculture realizzate con diverse tecniche e in materiali differenti (ceramica, terracotta, legno, acciaio, ma anche resine), alcune delle quali alte più di tre metri.
Se le opere esposte a Piazzola sul Brenta esprimono la sensibilità di un artista maturo (che oggi ha 69 anni), va detto che la passione di Sandrin per il poema dantesco affonda le sue radici negli anni dell’adolescenza. «Ricordo, come se fosse ieri, l’emozione di quando, alle scuole superiori, leggevamo le terzine». Quasi una folgorazione: «Già allora, d’istinto, ebbi l’idea di rappresentare, con una scultura, i versi che tanto mi affascinavano. Non pensai però a un personaggio o una situazione specifica, ma a una scultura che desse l’idea della voragine infernale». Molti anni sono passati da quel primo esperimento: anni di crescita, esperienze artistiche e umane, riflessioni e approfondimenti sulla Divina Commedia. L’entusiasmo e la dedizione, però, sono gli stessi di allora. «Mi piacerebbe che molte scolaresche venissero in mostra», dice Sandrin, poi diventato, a sua volta, docente, ora in pensione. «Ho già potuto incontrare diversi giovani e il contatto con loro è sempre una gioia, anche perché spesso esprimono grande sensibilità e una peculiare visione del mondo. Oggi che tutto pare meccanizzato, emozioni comprese, ci rendiamo conto di quanto, invece, l’umano abbia bisogno di spiritualità, di bellezza, di poesia e arti figurative. Ogni opera è il preludio ad un incontro. Ed è per questo che, quando possibile, mi piace accompagnare personalmente i visitatori alla scoperta delle sculture».
Ma perché concentrarsi proprio sul regno dei dannati? «Perché l’uomo non è cambiato tanto in 700 anni. Dante ci fa riflettere sui vizi del suo tempo, che però, a ben guardare, sono gli stessi nostri. Di terzina in terzina, il poeta ci offre una lezione continua sugli abissi della violenza, della guerra, della sopraffazione, della mancanza di rispetto per se stessi e per gli altri». Non solo: «Fin dall’inizio del primo canto scopriamo che l’uomo, da solo, non va da nessuna parte. Come lui, anche noi abbiamo bisogno di guide».
La mostra è aperta fino al 31 dicembre
Ricordiamo il numero speciale a cura della redazione di Famiglia cristiana Dante, il poeta che unì cielo e terra, ha 100 pagine e affronta con ben 30 articoli il mondo dantesco, le sue trasposizioni, l’influenza nell’arte e nella letteratura. Dante nei fumetti, al cinema, su Internet, nei libri per bambini, Dante e le donne, Dante e la scienza, Dante e la cucina. E poi mostre, luoghi e itinerari danteschi, e per concludere le testimonianze di voi lettori.Lo speciale è disponibile in edicola, in parrocchia e su www.edicolasanpaolo.it. È possibile richiederne copie anche al n. 02.48027575 oppure inviando una email ad abbonamenti@stpauls.it.