Un genocidio dimenticato quello dei rom e sinti nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. In una sola notte, tra il 2 e il 3 agosto 1944, nel Zigeunerlager (campo degli zingari) di Auschwitz-Birkenau, furono uccisi circa 3000 rom tra donne, bambini ed anziani. È il Porrajmos (divoramento) in lingua romanì che provocò in tutto mezzo milione di vittime in questa popolazione. E il 2 agosto è stato scelto dal Parlamento Europeo come data per la “Giornata europea della commemorazione dell’olocausto dei rom” e ricordare tutta questa popolazione sterminata in campi di concentramento e camere a gas.
“Ero rinchiuso ed era notte e c’era il coprifuoco, però ho sentito tutto. In piena notte sentimmo urlare in tedesco e l’abbaiare dei cani, dettero l’ordine di aprire le baracche del campo degli zingari, da lì grida, pianti e qualche colpo di arma da fuoco”, raccontava Piero Terracina, sopravvissuto ad Auschwitz (e oggi citato dalla Comunità di Sant’Egidio) e testimone diretto di quella notte: “all’improvviso, dopo più di due ore, solo silenzio e dalle nostre finestre, poco dopo, il bagliore delle fiamme altissime del crematorio. La mattina, il primo pensiero fu quello di volgere lo sguardo verso lo Zigeunerlager che era completamente vuoto, c’era solo silenzio e le finestre delle baracche che sbattevano”.
Un’occasione per riflettere su ciò che è stato il genocidio di Rom e Sinti questa giornata. Anche in Italia – evidenzia oggi la Fondazione Migrantes – non si possono dimenticare i campi di concentramento dei rom realizzati dopo le leggi razziali in diverse città e paesi: Perdasdefogu (Nuoro), Agnone (Campobasso), Tossicia, ai piedi del Gran Sasso, Ferramonti (Cosenza), Poggio Mirteto (Rieti), a Gries (Bolzano). Città e paesi che “diventano le tappe di un pellegrinaggio per chiedere perdono, ma anche per non dimenticare la memoria del genocidio. Un pellegrinaggio – si legge in una nota dell’Organismo pastorale - che ci aiuta anche a superare paure e pregiudizi che purtroppo ancora crescono nei confronti dei rom, come dei migranti, e che possono rischiare di sfociare in nuove forme di violenze e di razzismo”. Una giornata per rendere “omaggio alle centinaia di migliaia di Rom vittime dell'Olocausto” ve per rinnovare “i nostri sforzi e il nostro impegno a favore dell'uguaglianza, dell'inclusione e della partecipazione dei Rom”, scrivono Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, Věra Jourová, Vicepresidente per i Valori e la Trasparenza e Helena Dalli, Commissaria per l'Uguaglianza aggiungendo che ricordare E l “la persecuzione dei Rom è un dovere collettivo europeo, che ci rammenta la necessità di lottare conto la discriminazione che continuano a subire. L'odio, la violenza a sfondo razziale e la profilazione etnica non hanno posto nella nostra Unione, basata sul rispetto dei diritti fondamentali".
E la Segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Buric, ha sottolineato l’importanza di ricordare le vittime dell’Olocausto dei Rom ed ha posto l’accento sul fatto che “imparare dal passato consente di creare un futuro migliore per i Rom e i Viaggianti d’Europa”. E ancora, questa memoria – scrive la Comunità di Sant’Egidio da anni a fianco di questo popolo - è occasione di riflessione “sul male generato dalle ideologie razziste, che hanno preparato il terreno alla discriminazione e all’annientamento nei campi di concentramento e sterminio. È una storia di disprezzo e persecuzioni della minoranza più numerosa d’Europa. Una ferita – conclude la comunità – del continente europeo, che interroga le coscienze su quante parole e atteggiamenti violenti siano ancora rivolti al popolo Rom e quanto ancora sia lontana una piena integrazione scolastica, sanitaria e abitativa di una minoranza giovanissima, composta ancora oggi soprattutto di minori”. Una storia che ritorna ogni anno per mettere in luce la vita di un popolo che conosce ancora molte discriminazioni e umiliazioni. “Nel cuore porto un peso. È il peso delle discriminazioni, delle segregazioni e dei maltrattamenti subiti dalle vostre comunità”, ha detto papa Francesco incontrando una comunità rom durante la sua visita in Romania ed evidenziando che è “nell’indifferenza che si alimentano pregiudizi e si fomentano rancori. Quante volte giudichiamo in modo avventato, con parole che feriscono, con atteggiamenti che seminano odio e creano distanze! Quando qualcuno viene lasciato indietro, la famiglia umana non cammina. Non siamo fino in fondo cristiani, e nemmeno umani, se non sappiamo vedere la persona prima delle sue azioni, prima dei nostri giudizi e pregiudizi”.
Il Papa aveva incontrato e anche pregato, il 9 maggio 2019, in Vaticano con 500 rom e sinti in un incontro promosso dalla Fondazione Migrantes che segue pastoralmente, per la Chiesa italiana, questo popolo.
(Nella foto, sopra e in copertina: rom e sinti in un campo di prigionia nazista, US Holocaust Memorial Museum, courtesy of Archiwum Dokumentacji Mechanicznej)