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martedì 28 marzo 2023
 
 

L'ingiusto linciaggio mediatico di Guido Barilla

27/09/2013  Guido Barilla ha espresso con garbo un parere sul marketing della propria azienda. Risultato: linciaggio mediatico e accuse ingiuste di omofobia. È ciò che capita a chi si avventura a parlare di famiglia e di valori tradizionali.

Si è preso del “becero” e del “provincialotto”. “Povero cretino”, lo ha apostrofato il cantautore Roberto Vecchioni. Lo hanno accusato di essere un imprenditore poco lungimirante e bigotto e di avere mancato di rispetto alla comunità dei suoi dipendenti e dei consumatori. In altre parole di avere danneggiato il made in Italy, gettando discredito su uno dei brand più famosi che identificano nel mondo la cucina italiana. E così Guido Barilla, presidente dell’azienda, ha dovuto scusarsi di fronte alle associazioni internazionali che difendono i diritti degli omosessuali le quali hanno già annunciato il boicottaggio dei prodotti del suo marchio.

E’ quello che capita a chi si avventura incautamente a parlare di famiglia e di valori tradizionali.
Intervistato dalla Zanzara, rispondendo a una precisa domanda, Guido Barilla aveva dichiarato che non farebbe mai uno spot pubblicitario con protagonista una coppia omosessuale. “Rispetto i matrimoni omosessuali”, aveva aggiunto, “anche se sono contrario alle adozioni, semplicemente non la penso così”. Ribadendo subito dopo che nella mission dell’azienda il ruolo della donna è fondamentale. Immediate le polemiche e le reazioni, seguite dal nuovo comunicato, interpretato come una marcia indietro. “Mi scuso se le mie parole hanno generato fraintendimenti o polemiche, o se hanno urtato la sensibilità di alcune persone”, precisa Barilla. E per chiarezza precisa punto per punto. “- Ho il massimo rispetto per qualunque persona, senza distinzione alcuna.- Ho il massimo rispetto per i gay e per la libertà di espressione di chiunque.- Ho anche detto - e ribadisco - che rispetto i matrimoni tra gay.- Barilla nelle sue pubblicità rappresenta la famiglia perché questa accoglie chiunque”.

Alla fine è intervenuto anche il premio Nobel Dario Fo, con una lettera accorata in cui gli chiede di aprire le sue campagne pubblicitarie alle nuove famiglie, di fatto e omosessuali, per tornare allo spirito degli anni ’50 e «per ridare all’Italia di oggi la possibilità di rispecchiarsi in uno dei suoi simboli».
A onore della verità va ricordato, soprattutto a chi si appresta a fare volantinaggio per boicottare il marchio, che la Barilla si è sempre distinta per il suo impegno nel sociale. A favore di tutti, omosessuali ed etero. Pietro Barilla, a suo tempo, regalò alla sua città il campus universitario, mentre proprio l’anno scorso, col contributo fondamentale dell’azienda, a Parma è stato inaugurato l’ospedale pediatrico che porta il suo nome.

Dopo la querelle relativa alla modulistica della scuola dell’infanzia a Bologna, dove il Comune era intenzionato a cancellare i termini mamma e papà, il caso Barilla riaccende i riflettori su una battaglia che prima di essere culturale è ideologica e che riguarda la differenza di genere. Intanto, proprio a Bologna, il cartellone del teatro Testoni dedicato ai ragazzi delle scuole, dagli 8 anni in su, annuncia la pièce La Bella Rosaspina addormentata, tratta dalla fiaba dei fratelli Grimm, in cui la bella principessa sarà risvegliata dal bacio di una fanciulla del suo stesso sesso. «Un’occasione per raccontare come sia possibile andare in maniera creativa oltre le norme e gli stereotipi del maschile e del femminile», recita il sito. I genitori che fossero contrari a questa “rieducazione” dei loro figli potranno dire qualcosa in merito senza offendere le famiglie arcobaleno?

 
 
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