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sabato 05 ottobre 2024
 
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L'integralismo gender e il coraggio di Dolce e Gabbana

15/03/2015  Hanno difeso la famiglia tradizionale. Con coraggio. Perché i sostenitori dell'adozione gay non gliel'hanno perdonata. A cominciare da Elton John, che ha lanciato una fatwa.

E’ proprio vero: non c’è niente di più integralista che un progressista radical chic. In questo caso il progressista si chiama Elton John. Ma è la punta di una minoranza molto ricca potente che strilla. “Come vi permettete di dire che i miei meravigliosi figli sono sintetici”, ha scritto intimando a Dolce e Gabbana, anche loro dichiaratamente omosessuali (e per lungo tempo legati da una relazione sentimentale), che in una coraggiosa intervista a due voci a  Panorama si sono detti contrari alle famiglie gay, e ancor di più se con figli frutto della fecondazione artificiale. Coraggiosa, perché i due stilisti vengono da un ambiente - quello del jet set - tutt'altro che tollerante nei confronti di chi non nutre idee apparentemente "conservatrici" e parla di famiglia in quel contesto. 


Ma che hanno detto i due stilisti per far infuriare rockstar come Ricky Martin e Courtney Love ("brucerò tutti i loro vestiti")  giornali alla moda, vecchie glorie dello sport del calibro di Martina Navratilova (che a dicembre si è sposata in America con la compagna Julia Lemigova), riviste radical chic, sindaci progressisti, fautori delle nozze gay e via dicendo? Avevano detto una cosa molto sensata, replicando peraltro opinioni di altre celebri personalità gay, come Rupert Everett. In un’intervista al settimanale Panorama, hanno parlato con affetto delle rispettive madri, difendendo i valori della famiglia tradizionale. Dice per esempio Gabbana di mamma Piera: «La amo, è l’unica donna della mia vita. Ha la quarta elementare, faceva la portinaia. Lavorava sempre, non avevamo una lira, per arrotondare andava a fare i servizi nelle case e mi portava con lei. A sei anni quanti bagni ho pulito…». I due si dichiarano contrari all’adozione per i gay, in nome del diritto inalienabile di ogni essere umano – al di là di ogni orientamento sessuale -  ad avere una madre e un padre. Un’intervista sofferta, profonda, sincera, che certo non è piaciuta ai sostenitori del gender e a chi si batte per una famiglia fatta di due padri o due madri.

La risposta più bella e profonda la offre a un certo punto Domenico Dolce quando dice: «Sono gay, non posso avere un figlio. Credo che non si possa avere tutto dalla vita, se non c’è vuol dire che non ci deve essere. È anche bello privarsi di qualcosa. La vita ha un suo percorso naturale, ci sono cose che non vanno modificate. E una di queste è la famiglia». Dolce aggiunge che «non l’abbiamo inventata mica noi la famiglia. L’ha resa icona la Sacra famiglia, ma non c’è religione, non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre. O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi convincono quelli che io chiamo figli della chimica, i bambini sintetici. Uteri in affitto, semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre. Procreare deve essere un atto d’amore, oggi neanche gli psichiatri sono pronti ad affrontare gli effetti di queste sperimentazioni». Anche per Gabbana «la famiglia non è una moda passeggera. È un senso di appartenenza sovrannaturale».


Proprio Dolce e Gabbana, proprio due firme dell’universo della moda. Apriti cielo. L’intera stampa progressista e radical chic gli ha dato contro, ha parlato di tradimento, e ha invitato molto democraticamente a boicottare i loro abiti. Il più duro è stato Elton John:  “Il vostro pensiero arcaico è fuori tempo: proprio come le vostre creazioni di moda” ha aggiunto la rockstar. E qui arriva la fatwa digitale: “Non indosserò mai più nulla di Dolce e Gabbana”, seguito dall'hashtag #BoycottDolceGabbana. Al punto che Gabbana (che in una successiva intervista ha ribadito che si tratta di idee personali) gli ha replicato dandogli del fascista.
In realtà i due stilisti in quell'intervista sono stati soltanto schietti, onesti e puri di cuore. Per questo noi invitiamo a sostenere la campagna #SupportDolceGabbana.  

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