Sorrisi, strette di mano, qualche pacca sulle spalle, un lauto pranzo, una passeggiata e tante cordialità. Le immagini arrivate da Singapore sono rassicuranti. Donald Trump e Kim Jong Un, i leader di due potenze nucleari che fino a qualche settimana fa si insultavano e si minacciavano a vicenda hanno parlato di cooperazione e di pace. L’evento è storico e merita l’enfasi del caso.
L’accordo firmato a Singapore si basa su quattro punti: l’impegno a creare nuove relazioni fra Stati Uniti e Corea del Nord; lo sforzo comune per costruire la pace nella penisola coreana; la denuclearizzazione (viene ribadita la dichiarazione di Panmunjon dello scorso aprile); il recupero delle spoglie dei soldati americani morti durante la guerra di Corea.
Tuttavia non sono ancora chiari i dettagli su come verrà messo in pratica l’accordo raggiunto a Singapore. Soprattutto per quanto riguarda il processo di smantellamento dell’arsenale nucleare della Corea del Nord. Gli Stati Uniti lo vorrebbero immediato, mentre i nordcoreani lo immaginano più graduale.
Più promesse che dettagli, insomma. E da Trump un annuncio sorprendente: non si svolgeranno più le periodiche esercitazioni militari fra gli Stati Uniti e la Corea del Sud. Se Trump darà seguito a questo annuncio (con lui nulla è scontato) significa che il presidente americano ha ceduto a una delle principale richieste della controparte nordcoreana. I sudcoreani, e anche i giapponesi, sono stati presi alla sprovvista.
Oggi le perplessità di Seul sono espresse da un titolo del quotidiano Korea Times: Signor Trump, dove sta la ciccia (cioè la sostanza dell’accordo)?
Tra l’altro, il documento firmato a Singapore non fa alcun cenno al tema dei diritti umani, sistematicamente violati da parte di un regime fra i più totalitari del pianeta. Un tema evidentemente scomodo, che Trump non ha voluto mettere sul tavolo.
In una intervista a Fox News Trump ha confidato di aver trovato fin dall’inizio una buona intesa con Kim Jong Un (che ha quasi la metà degli anni del presidente USA). “E’ un grande negoziatore, divertente, con una forte personalità e molto brillante”, ha detto Trump.
Il New York Times spiega che ancora una volta Trump, il quale ragiona non da politico ma da spregiudicato uomo d’affari, ha mostrato di trovarsi a suo agio con leader duri e controversi (come Kim, Putin o il presidente filippino Duterte). Colpisce il fatto che gli elogi a Kim arrivino pochi giorno dopo le accuse al primo ministro canadese Justin Trudeau, con il quale Trump si è scontrato sul tema dei dazi durante il G7 in Canada. Trump sembra più amico dei nemici che degli amici.