Gli atti più rivoluzionari sono stati farsi tagliare la barba e bruciare i burqa. Così i duemila ostaggi hanno festeggiato la liberazione dalle mani dell'Isis in ritirata da Manbji. La città siriana, al confine con la Turchia e finora in mano al califfato, è stata liberata dalle Forze democratiche siriane (Sdf). La notizia è stata diffusa dal Guardian che ha citato come fonti la stessa coalizione arabo-curda (Sdf) sostenuta dagli Stati Uniti e l'Osservatorio siriano dei diritti umani. La conferma è arrivata anche attraverso le foto postate sui social network dove si vedono le immagini di gioia della popolazione: le donne fumano liberamente, vengono improvvisati roghi di burqa e gli uomini si fanno fotografare mentre si fanno tagliare la barba che era stata loro imposta dall'Isis. Già nei giorni scorsi l'Sdf aveva annunciato che stava per lanciare l'offensiva finale per liberare Manbijn, concentrandosi in modo particolare nel quartiere settentrionale di al Sarb, dove si erano rifugiati i miliziani dell'Isis. Durante la fuga dalla città il califfato ha cercato di usare i civili come scudi umani.
Una nota diffusa dal Consiglio militare di Manbij, organismo creato per la supervisione delle operazioni di liberazione, ha sottolineato gli sforzi compiuti per difendere i civili, «una priorità per la quale abbiamo preso tutte le precauzioni necessarie». Secondo lo stesso Sdf finora le milizie arabo-curde hanno salvato oltre 170 mila civili a Manbij.
Dopo che l'Isis aveva rifiutato di liberare gli ostaggi in cambio di un corridoio per la fuga dalla città, le milizie, recita ancora il comunicato, «non hanno avuto altra scelta che portare avanti un'operazione militare per riprendere gli ostaggi e sconfiggere l'Isis».
Con la ripresa della città si chiude anche uno dei passaggi privilegiati per i foreign fighters provenienti dall'Europa. «I membri dell'Isis», ha sostenuto parlando alla Bbc il capo curdo-siriano Salih Muslim, «non saranno più in grado di viaggiare per e dall'Europa».