È di estremo interesse il documento dell’Istat, diffuso il 23 novembre, sugli effetti delle misure di politica familiare adottate nel 2021 (La redistribuzione del reddito in Italia, “microsimulazione statistica” ), perché offre una solida evidenza empirica, non ideologica, sul reale impatto dei vari interventi adottati: l’assegno unico, la rimodulazione delle aliquote Irpef e alcuni sussidi mirati erogati nell’anno. In particolare si segnala che “l’assegno unico ha determinato, nel 2022, una riduzione del rischio di povertà di 3,8 punti percentuali per i giovani da 0 a 14 anni, di 2,5 per quelli da 15 a 24 anni e di 2,4punti percentuali per gli individui nella classe di età fra i 35 e i 44 anni”. In altre parole, l’assegno unico ha finalmente generato un contrasto specificamente indirizzato alla povertà minorile, spesso legata alle famiglie numerose, che veniva generata da un sistema fiscale troppo iniquo verso le famiglie con maggiori carichi familiari. È la conferma di una priorità a lungo denunciata dall’associazionismo familiare, dai centri di ricerca più sensibili alla famiglia, e da alcuni (pochi) interlocutori in ambito politico. L’ISTAT conferma quindi che politiche per la famiglia specifiche e organiche, e non generiche, sono uno strumento prezioso per contrastare la povertà. Finalmente si esce da una stucchevole ma spesso paralizzante polemica ideologica, per cui chi chiedeva politiche per la famiglia sembrava disinteressato alle politiche di contrasto alla povertà. È vero piuttosto il contrario: e l’ISTAT lo documenta: proprio con politiche familiari mirate e coerenti si aiutano famiglie e minori ad uscire dalla povertà.
Questo è ulteriormente confermato dall’andamento dell’Indice di Gini, utilizzato a livello internazionale per misurare il grado di disuguaglianza economica esistente in un Paese: se l’indice è pari a 1, la disuguaglianza è massima, se l’indice è pari a 0, ci si ritrova nell’uguaglianza perfetta tra tutti i cittadini. Anche in questo caso, “…si stima che l’insieme delle politiche sulle famiglie abbia ridotto la diseguaglianza (misurata dall’indice di Gini) da 30,4% a 29,6%, e il rischio di povertà dal 18,6% al 16,8%”.
In altre parole: adottare politiche familiari coerenti, organiche e di lungo periodo significa anche sostenere la solidarietà e il contrasto alla povertà.
*direttore Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia)