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venerdì 04 ottobre 2024
 
Sacerdoti
 

L'Italia commossa per la morte di don Salvatore

30/06/2015  Malato terminale, era stato comunque ordinato sacerdote. E la su prima benedizione, in videoconferenza, era stata per papa Francesco.

Un sorridente don Salvatore Mellone.
Un sorridente don Salvatore Mellone.

Una fede incrollabile fino all’ultimo respiro. Era diventato sacerdote poco più di due mesi fa don Salvatore Mellone che aveva chiesto e ottenuto il discernimento vocazionale per abbracciare Gesù pur nella sofferenza di una malattia terribile e inesorabile. Ieri è tornato nella Casa del Padre dopo che negli ultimi giorni le sue condizioni si erano aggravate. Il suo cuore ha cessato di battere all’età di 38 anni. Un momento doloroso che ha destato tanto commozione non solo a Barletta, la città dov’era nato e dove viveva, ma in quanti sono rimasti colpiti dalla sua storia.

Avrà il cuore contrito anche Papa Francesco che nel corso di una telefonata parlò con Salvatore chiedendogli di ricevere la sua prima benedizione. Così avvenne. Quel pomeriggio del 16 aprile scorso, durante la cerimonia presbiterale nella sua casa e trasmessa in videoconferenza per i fedeli della parrocchia SS. Crocifisso, don Salvatore Mellone con la sua voce flebile benedisse il Santo Padre: “L’ho fatto con il cuore pieno di gioia - furono le sue parole - perché per noi tutti è un modello, un maestro. Non possiamo fare altro che seguirlo e continuare a pregare per lui”. Una persona solare e riflessiva, con una grande capacità di ascolto.

Durante il suo cammino spirituale e religioso, cominciato sin da ragazzo, prima frequentando la parrocchia di Santa Maria degli Angeli, poi la chiesa del Santissimo Crocifisso, un centinaio di metri da casa sua, Salvatore ha sempre mostrato una disponibilità d’animo verso il prossimo e un fervido interesse per i testi sacri. Cresciuto in una famiglia cattolica praticante ha ricevuto un’educazione esemplare. Papà Giuseppe, maresciallo dell’esercito ora in pensione, e mamma Filomena lo hanno seguito passo dopo passo, oltre alla sorella Adele che insegna religione. Insieme a loro anche l’inseparabile e affabile nonna Vittoria così premurosa nei confronti del nipote.

Appena trentenne si trasferì a Bolzano per lavorare nella segreteria dell’Istituto delle Suore Marcelline. Poi, verso la fine del 2010 la vocazione si manifestò in tutta la sua interezza. Nell’ottobre del 2011 entrò nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta per l’anno propedeutico, superato il quale si dedicò con la proverbiale dedizione al biennio di filosofia.

La malattia lo ha colto nel mezzo della vita. Un anno fa i primi sintomi della neoplasia all’esofago mentre stava per affrontare il primo anno di teologia. Monsignor Giovanni Battista Pichierri arcivescovo di Trani-Barletta che lo ha ordinato sacerdote, mette in risalto la sua profonda vocazione:  “Ha voluto essere con Cristo nel sacerdozio attraverso la semplicità e l’umiltà. Il suo è un messaggio profondo di caritàcristiana: pregare per gli ammalati, per i sofferenti, per chi è solo”.

Nell'ultimo anno don Salvatore ha trascorso molto tempo negli ospedali e nonostante la sua lancinante sofferenza, nelle corsie ha sempre trovato il tempo e le parole giuste per rincuorare e infondere speranza. Da questa forte esperienza è nato in lui il desiderio di aiutare gli ammalati poveri, coloro che nella malattia vivono la solitudine fisica, spirituale e l'indigenza materiale. Dopo l’ordinazione presbiterale ha poi devotamente celebrato ogni giorno l’Eucaristia con lo stupore di chi mette nelle mani del Padre l’offerta di una vita intera. Lui amava definire la propria abitazione la “casa dei sacerdoti” poiché molti preti si recavano a fargli visita e insieme celebravano la Santa Messa.

Negli ultimi giorni di vita in cui la vista ormai si andava indebolendo, diceva di aver imparato a pregare con la natura. Pregava incessantemente unendo la sua voce fioca al ritmo della vita che attraverso il suo balcone entrava nella sua stanza. I funerali di don Salvatore si sono svolti oggi alle 16.30, presieduti dall'Arcivescovo monsignor Giovan Battista Pichierri, nella chiesa parrocchiale del SS. Crocifisso a Barletta. Per sua volontà e dei familiari non ci saranno fiori, manifesti e riprese televisive. Chiunque voglia ricordarlo non solo con affetto  ma anche con gesti tangibili potrà compiere opere di carità in suffragio della anime del Purgatorio.

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