Non
fare sfoggio di arte oratoria e non mettere in fila una sfilza di
rimproveri. Il Vaticano spiega in un Direttorio come deve essere
preparata una buona omelia e cosa bisogna evitare perché sia
efficace e non sia noiosa. In 158 pagine con la copertina verde la
Congregazione per il Culto divino pubblica uno strumento per
migliorare la predicazione durante la messa nel quale spiega che
anche “l’uso appropriato della voce e del gesto contribuisce
all’efficacia dell’omelia”.
Non ci sono indicazioni sulla
lunghezza più adatta. Né troppo lunga, né troppo corta, viene
detto nel Direttorio, ma, ha precisato il cardinale Sarah, prefetto
della Congregazione, una buona misura potrebbe essere quella di dieci
minuti. Tuttavia non si tratta di un’indicazione che vale
dappertutto. Sarah, che è africano, ha spiegato che in Africa la
gente per raggiungere una chiesa e partecipare alla messa si fa molte
ore a piedi e così non può essere liquidata con pochi minuti di
spiegazione del Vangelo. C’è poi una differenza tra la messa dei
giorni feriali e quella della domenica. L’omelia è sempre
raccomandata nei giorni feriali. Invece è obbligatoria alla
domenica. Ma nei giorni feriali deve essere necessariamente breve,
anche perché i fedeli hanno meno tempo a disposizione. Nel
Direttorio si spiega che l’omelia feriale deve essere preparata “in
anticipo e con grande cura”, perché “un omelia breve spesso
richiede una maggiore preparazione”.
I
laici e le religiose o i religiosi non sacerdoti non possono tenere
l’omelia, che è un atto di culto e quindi è materia esclusiva dei
sacerdoti e dei diaconi. Nel testo inoltre si invitano i sacerdoti
che celebrano la messa e parlare solo una volta: “Ci deve essere
una sola omelia per Messa”. Se il prete intende sottolineare
qualche altra cosa della liturgia lo faccia “con frasi concise” e
“senza addentrarsi in prolungate spiegazioni”. In una pagina il
Direttorio spiega cosa non deve essere l’omelia: non un sermone
astratto, non una dotta conferenza, non una lezione, non una
catechesi, non una dettagliata esegesi biblica, non la testimonianza
personale del predicatore. Ma tali elementi possono servire tutti
insieme per offrire ai fedeli una buona omelia, senza che uno
prevalga sull’altro. Il segretario della Congregazione,
l’arcivescovo Arthur Roche, ha detto chiaramente, che “l’omelia
non può essere improvvisata”. Mentre il monfortano Corrado
Maggioni, sottosegretario del dicastero, ha suggerito “buon senso”
e attenzione a proporzionare l’omelia alla messa. Insomma se la
Messa dura 45 minuti non si possono fare omelie di mezz’ora. Dal
punto di vista normativo il Direttorio non aggiunge nulla alle regole
vigenti, tra cui resta la possibilità di utilizzare omelia dialogate
nelle messe per i bambini.