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domenica 09 febbraio 2025
 
scuola
 

L'ora di religione, così importante nella società multiculturale

28/01/2025  Seppur con percentuali in calo, oggi l’insegnamento è scelto dall’84% degli studenti italiani. Un’occasione importante in un’Italia in cui molti cittadini sono di altre culture e religioni. «Non possiamo permetterci di crescere analfabeti religiosi, ne va di una convivenza rispettosa», dice il teologo Zeno Marco Dal Corso. Per avvalersene c’è tempo fino al 10 febbraio

«Il pregiudizio è duro a morire ma l’ora di religione non è indottrinamento, altrimenti non la sceglierebbe l’84% degli studenti italiani». Ernesto Diaco è il responsabile del Servizio nazionale della Cei per l’Insegnamento della religione cattolica. È lui a snocciolare dati e percentuali su quanti in Italia, dalla scuola dell’Infanzia alla secondaria di secondo grado, si avvalgono dell’insegnamento. Si va dal 96,78% nelle scuole dell’infanzia (l’asilo, come si diceva una volta) del Sud Italia, al 68,7% nelle secondarie di secondo grado (le ex superiori) del Nord: percentuali in lieve calo che pure testimoniano un’adesione del tutto significativa.
In una società sempre più multiculturale, a frequentare l’ora di religione oggi sono anche gli studenti di altre confessioni e altre fedi. E proprio in questi giorni - entro il 10 febbraio - gli studenti e le loro famiglie sono chiamati  a iscriversi ai cicli scolastici dichiarando se intendono avvalersene o meno: qual può essere allora il senso e l’opportunità dell’insegnamento? «L’ora di religione è un’occasione per educare alla domanda religiosa, al chiedersi perché scegliere l’amore e non l’odio, la vita e non la morte - dice il teologo Zeno Marco Dal Corso – Per altro in una società così secolarizzata e multietnica non possiamo permetterci di crescere analfabeti religiosi, ne va di una convivenza rispettosa».
E se in giro per l’Italia capitano ancora situazioni in cui l’insegnamento ricorda il catechismo, le linee guida del ministero dell’Istruzione e del merito parlano invece chiaro e richiedono, per tutte le fasce d’insegnamento, l’approfondimento delle altre confessioni e religioni. «Il riferimento è, effettivamente, all’antropologia cristiana e alla dottrina cattolica, ma con una particolare attenzione al dialogo», dice ancora Diaco.
Interessante poi, è ascoltare il parere dei diretti interessati, gli studenti: non pochi riconoscono che, se impostata in maniera equilibrata, agganciata all’attualità e non solo alla fede cattolica, l’ora di religione è una bella occasione anche per i non credenti. Poi ci sono i docenti – 25 mila fra insegnanti di ruolo e precari, per i quali il Ministero lo scorso anno ha indetto un nuovo concorso, in via di espletamento – a cui spetta il compito di interessare studenti lontani dalla vita ecclesiale: «La ricetta non c’è – dicono – serve partire dai ragazzi». Una sfida, insomma, ma anche una grande opportunità.
   
Leggi l’inchiesta Ora di religione. Un’opportunità per tutti su Famiglia Cristiana in edicola dal 30 gennaio. Con le voci degli esperti, e le esperienze di studenti e docenti.

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