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giovedì 19 settembre 2024
 
 

L'Orchestra di Santa Cecilia suona per la Croce Rossa

24/04/2021  Riaprono al pubblico le sale da concerto e lunedì 26 al Parco della Musica di Roma Antonio Pappano dirige brani di Carl Philipp Emmanuel Bach e Čajkovskij.

Dopo mesi di chiusura riaprono le sale da concerto con il pubblico in sala e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia già la sera di lunedì 26 aprile, nel rispetto delle norme di sicurezza,  torna a suonare alle 19.30 nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. In programma un concerto dal significato speciale, un omaggio alla Croce Rossa Italiana e ai volontari CRI che hanno risposto prontamente all’emergenza Covid-19 fin da gennaio 2020, combattendo in prima linea e restando vicino alle persone sia nelle strutture sanitarie e sia nelle loro abitazioni garantendo assistenza continua e una presenza costante nelle scuole, negli ospedali da campo, negli hub vaccinali.

“Riaprire le sale al pubblico vuol dire riaprirle alla società civile in un momento che è del tutto speciale. Dobbiamo, quindi, ricordarci di chi ci sta aiutando a viverlo nel migliore dei modi a costo anche di enormi sacrifici. Per questo motivo, riaprire con la Croce Rossa significa mantenere vivo il senso di gratitudine che vogliamo testimoniare anche attraverso la musica e la nostra Orchestra, il nostro Coro, il Maestro Pappano e la nostra Istituzione”, dichiara Michele dall’Ongaro, Presidente dell’Accademia.

Il concerto, diretto da Antonio Pappano, prevede l’esecuzione di due brani. Il primo è la Sinfonia in re maggiore Wq 183 n. 1 di Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788),  composta tra il 1775 e il 1776 dal più celebre dei figli di Johann Sebastian. È la prima volta che questo brano viene seguito nei concerti dell’Accademia. Domina la seconda parte del programma la Sinfonia n. 6 in si minore “Patetica” di Pëtr Il'ič Čajkovskij (1840-1893), una pagina intensa che l’Accademia ha scelto per questo momento così delicato. La Sinfonia è una sorta di testamento musicale che dà voce allo struggimento di un uomo provato da una vita intensa e che forse percepisce essere arrivata a una fine imminente. Čajkovskij la compose pochi mesi prima della sua morte.

 
 
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