“L’America cerca una baby sitter”, titola in copertina il quotidiano francese Liberation accanto a una foto di Donald Trump. Vista l’età del personaggio, 71 anni fra un mese, forse sarebbe più opportuna una badante per tenere a freno i comportamenti imprevedibili e compromettenti di un presidente sempre più fuori dagli schemi.
L’ultima tempesta su Trump riguarda quanto è accaduto mercoledì 10 maggio alla Casa Bianca, quando il presidente ha accolto il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, e l’ambasciatore russo a Washington, Sergei Kislyak. L’incontro avviene in un contesto molto delicato. Il giorno prima Trump ha licenziato il capo dell’FBI James Comey ed è in corso una inchiesta dell’FBI su possibili interferenze russe nelle elezioni presidenziali del novembre 2016 (Mosca tifava per Trump contro la Clinton).
Incurante di questo delicatissimo contesto, Trump decide di scambiare con i suoi ospiti alcune informazioni top secret, riservatissime, che gli sono state passate da un governo straniero (molto probabilmente quello israeliano, che si appoggia a una rete di servizi segreti tra le migliori del mondo). Le informazioni top secret, secondo quanto scrive il Washington Post, riguarderebbero le attività dell’ISIS.
Le rivelazioni del giornale scatenano le polemiche, in un primo tempo la Casa Bianca nega, ma alla fine è lo stesso Trump a rivendicare su Twitter il suo diritto “a condividere con la Russia fatti riguardanti il terrorismo e la sicurezza dei voli”. Anche il consigliere per la sicurezza nazionale McMaster spiega che il comportamento di Trump è stato “pienamente appropriato”.
Da parte sua il presidente russo Vladimir Putin minimizza. Dichiara che si tratta di una tempesta in un bicchier d’acqua e si dice pronto a inviare ai membri del Congresso americano una trascrizione dei colloqui fra Trump e Lavrov. In vena di scherzare, Putin ha aggiunto che dovrà rimproverare Lavrov per non aver condiviso con lui alcune delle informazioni segrete ricevute da Trump.
Intanto il New York Times ritorna sulla vicende delle interferenze russe nella campagna elettorale rivelando che Trump aveva chiesto a febbraio al capo dell’FBI di chiudere l’inchiesta federale in corso sul suo ex consigliere per la sicurezza nazionale, il generale Michael Flynn, costretto alle dimissioni. “Flynn è un brav’uomo, spero che tu possa lasciar perdere”, avrebbe detto Trump a Comey. Se i fatti saranno confermati, per Trump si annunciano guai seri. Per un presidente, ostacolare una indagine in corso è un fatto gravissimo. Fu uno dei capi di accusa contro Richard Nixon, quando fu messo in stato di accusa per lo scandalo Watergate. Ma per il momento l’ipotesi di un impeachment contro Trump resta improbabile. Il Congresso è saldamente in mano ai repubblicani e nessun reato è ufficialmente contestato a Trump. Ma la sua abilità a calarsi in così tanti pasticci in soli 5 mesi di presidenza lascia sgomenti e in un editoriale il New York TImes già si chiede se Trump non sia un "presidente criminale".