S'intitola Figli delle città. Il che lascia già intuire molto. Sin dalle prime battute, infatti, l'Unicef dedica l'edizione 2012 del Rapporto annuale sulla condizione dell'infanzia nel mondo all'analisi puntuale dei contesti urbani, croce e delizia per chi si affaccia alla vita. Circa 3,5 miliardi di persone vivono in metropoli o in centri di media grandezza, i bambini e gli adolescenti sono più di un miliardo.
Se da un lato la città produce ricchezza, offrendo un interessante ventaglio di opportunità, dall'altro costituisce uno scenario eterogeneo in cui l'accesso ai diritti fondamentali (cibo, medicine, istruzione) non è garantito a tutti. Si pensi alle periferie degradate che, a seconda della lingua parlata, chiamiamo slum, bidonville o favela. Spesso, lì, le donne in gravidanza non ricevono le cure necessarie, vuoi per la penuria dei servizi vuoi per gli alti costi. Se uno ce la fa a veder la luce rischia di nascere malato. Nel 2010, nelle centinaia di baraccopoli sparse sul pianeta ogni giorno mille bambini sono venuti al mondo con il virus Hiv ereditato dalla propria madre.
Un terzo dei neonati, poi, non viene registrato all'anagrafe, costretto suo malgrado a un limbo giuridico e sociale.
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Fame, malattie, ignoranza: il calvario ha tante stazioni. E richiede tanto lavoro per migliorare le cose. Nel 2010, è solo un esempio, complicazioni da parto, polmonite e diarrea hanno ucciso 8 milioni di bambini tra zero e cinque anni, per la maggior parte nelle periferie urbane. In ultimo, disoccupazione e violenza. In alcune aree del mondo, si entra a far parte di una banda a 13 anni. «Non sono problemi lontani da noi», ha commentato Giacomo Guerrera, neoletto presidente del Comitato italiano per l'Unicef. «Anche il nostro Paese ha le sue tristi sacche urbane di povertà materiale, culturale e sociale. Noi ci rimbocchiamo le maniche aiutando i bambini che nascono italiani e quelli che in Italia arrivano in fasce ma non per questo sono meno "persone" degli altri».
Oggi il 50% di tutta la popolazione mondiale vive in aree urbane ed entro la metà di questo secolo arriverà a oltre due terzi. Questo rapporto è dedicato a bambini e ragazzi che vivono negli ambienti urbani di tutto il mondo; sono più di un miliardo e il loro numero continua ad aumentare.
Urbanizzazione
La popolazione urbana è costantemente in crescita. Ogni anno aumenta di circa 60 milioni di persone, soprattutto nei paesi a medio reddito.
Oggi si stima che nelle megalopoli e in centri medio-grandi vivano 3,5 miliardi di persone. L'Asia ospita la metà della popolazione urbana mondiale, nonché 66 delle 100 zone urbane che crescono più rapidamente, 33 delle quali si trovano nella sola Cina.
Circa un terzo della popolazione urbana mondiale già oggi vive negli slum (in Africa questa percentuale sale al 60%), dove si concentrano povertà, emarginazione e discriminazione. Entro il 2020 quasi 1,4 miliardi di persone vivranno in insediamenti non ufficiali e negli slum. Quasi il 10% della popolazione urbana vive in magalopoli, ognuna con più di 10 milioni di abitanti, che si sono moltiplicate in tutto il pianeta. A New York e a Tokyo, che rientrano nella lista dal 1950, si sono aggiunte altre 19 megalopoli, tutte (tranne tre) in Asia, America latina e Africa. Eppure la maggior parte dello sviluppo urbano si sta verificando non nelle megalopoli ma in città più piccole, in cui vive la maggioranza dei bambini e giovani urbani.
Le popolazioni dell’Europa occidentale e delle Americhe sono già quasi completamente urbane .
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Statistiche (stime 2011)
Oltre 75% di popolazione urbana: Messico 78%; USA 82%; Arabia Saudita 82%, Francia 85%; Brasile 87%; Argentina 92%, Belgio 97%
Tra 50–75%: Nigeria 50%; Giappone 67%; Turchia 70%; Federazione Russa 73%; Germania 74%
Tra 25–50%: India 30%; Egitto 43%; Indonesia 44% Meno del 25%: Etiopia 17%; Afghanistan 7,1%
La metà della popolazione urbana del mondo vive in Asia. Soltanto la Cina ha una popolazione urbana che si aggira attorno ai 630 milioni di persone (2011). L’Africa ha una popolazione urbana più grande del Nord America o dell’Europa occidentale.
Slum
Nel mondo 1 persona su 3 che abita in città vive in uno slum. In Africa 6 su 10.
Bambini in aree urbane
Oltre 1 miliardo di bambini vive nelle aree urbane.
Salute
Sopravvivenza – Nel 2010, quasi 8 milioni di bambini sono morti prima di aver raggiunto i cinque anni di età, in gran parte a causa di polmonite, diarrea e complicazioni da parto. Secondo alcuni studi, sono particolarmente a rischio i bambini che vivono in insediamenti non ufficiali.
La Somalia ha il più alto tasso al mondo di mortalità infantile sotto i 5 anni, pari a 180 decessi ogni 1.000 nati viv i; seguono: Mali (178 su 1000), Burkina Faso (176 su mille), Sierra Leone (174 su mille), Ciad ((173 su mille), Repubblica Democratica del Congo (170 su mille), Haiti (165 su mille), Angola (161 su mille), Repubblica Centrafricana (159 su mille), Guinea-Bissau (150 su mille) e Afghanistan (149 su mille).
In Bangladesh, una ricerca del 2009 rileva che il tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni negli slum è il 79% più alto di quelli delle altre aree urbane, e il 44% più alto delle aree rurali.
A Nairobi, Kenya , circa i due terzi della popolazione vive in insediamenti non ufficiali sovraffollati, mentre il tasso di mortalità sotto i cinque anni è allarmante: 151 bambini morti su 1000 nati vivi. La polmonite e la diarrea sono tra le cause principali dei decessi.
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Vaccinazioni
Circa 2,5 milioni di decessi sotto i cinque anni vengono evitati ogni anno grazie alla vaccinazione contro la difterite, la pertosse, il tetano (DPT) e il morbillo. La copertura globale della vaccinazione sta migliorando: 130 paesi sono riusciti a somministrare tutte e tre le dosi primarie del vaccino DPT al 90% dei bambini con meno di un anno. Tuttavia nel 2010, più di 19 milioni di bambini non le hanno ricevute10.
Salute materna e neonatale
Nel 2008, più di 350.000 donne sono morte durante la gravidanza o il parto, e ogni anno molte di più soffrono di problemi di salute, come la fistola ostetrica, che possono trasformarsi in disabilità invalidanti per tutta la vita.
Nutrizione
La malnutrizione contribuisce alla morte di oltre un terzo del totale delle morti dei bambini sotto i 5 anni. In uno studio condotto in 8 città indiane, tra il 2005 e il 2006, è stato rilevato che il grado di denutrizione era molto alto. Tra la popolazione urbana più povera, il 54% dei bambini denotava un arresto della crescita, il che indicava che erano seriamente denutriti da tempo, rispetto al 33% di tutta la popolazione urbana rimanente. Uno studio del 2009 in 3 comunità slum a Nairobi, in Kenya, ha riscontrato che i bambini nelle aree slum hanno 2,7 più probabilità di subire un arresto della crescita rispetto ai bambini delle aree urbane ricche.
Malattie respiratorie
Ogni anno, l'aria interna inquinata è responsabile di quasi due milioni di decessi, dovuti per la metà alla polmonite, tra i bambini sotto i cinque anni. L'inquinamento dell'aria esterna fa morire ogni anno altri 1,3 milioni tra adulti e bambini. Secondo uno studio del 2005, a Nairobi, in Kenya, l'esposizione cronica ad agenti inquinanti nelle aree urbane aveva contribuito a più del 60% di tutti i casi di disturbi respiratori tra i bambini.
Incidenti stradali
I bambini nelle aree a basso reddito sono esposti a un alto rischio di malattie respiratorie e ai pericoli degli incidenti stradali – in particolare dove gli spazi per giocare e passaggi pedonali, come marciapiedi e attraversamenti, sono carenti. Si stima che il rischio di incidenti stradali frequente nelle aree urbane causi la morte di 1,3 milioni di persone all’anno, e rappresentano la principale singola causa di morte nel mondo tra i 15 e i 29 anni, la seconda causa di morte dei bambini tra i 5 e i 14 anni (dopo le malattie respiratori).
Il calvario dell'Hiv e dell'Aids
Si ritiene che nel 2010, tra i bambini, si sia verificato circa un quarto di nuovi casi di infezione da HIV in meno rispetto a quelli registrati nel 2005. Nonostante questi progressi, nel 2010 circa 1.000 bambini al giorno sono stati infettati attraverso la trasmissione verticale. Nel 2010, in tutto il mondo, convivevano con l'Hiv circa 2,2 milioni di adolescenti tra i 10 e i 19 anni, per la maggior parte inconsapevoli della loro sieropositività.
Acqua e servizi igienici
Acqua non potabile, carenza di condizioni e servizi e igienici causano molte morti ogni anno: si stima che 1,2 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiano solo per diarrea. In tutto il mondo, il 96% della popolazione che vive nelle aree urbane ha accesso all’acqua potabile rispetto al 78% di coloro che vivono nelle aree rurali. Ma la copertura non tiene il passo della crescita della popolazione urbana. Nei distretti urbani più poveri, un litro di acqua costa 50 volte di più che nei quartieri più ricchi. Aumentare l’accesso all’acqua potabile è d’importanza vitale per ridurre la mortalità infantile e le malattie. Anche i servizi igienici non sono al passo con la crescita della popolazione urbana. Il numero di popolazione urbana che defeca all’aperto è aumentata da 140 a 169 milioni tra il 1990 e il 2009.
Istruzione
Le opportunità per chi vive nelle aree urbane non sono accessibili in modo uniforme.
Qualche esempio?
In Egitto, tra il 2005-2006, il 25% dei bambini nelle aree urbane ha frequentano la scuola materna, contro il 12% delle aree rurali. Tuttavia, solo il 4% dei bambini delle famiglie urbane più povere ha frequentato la scuola materna.
A Delhi, in India, poco più del 54% dei bambini degli slum frequentava la scuola primaria nel 2004-2005, rispetto al 90% dei bambini della città.
Le famiglie più povere fanno fatica a pagare le tasse scolastiche: una recente ricerca condotta a San Paolo, in Brasile, Casablanca, in Marocco e Lagos, in Nigeria, ha riscontrato che il 20% delle famiglie più povere spende più del 25% del reddito familiare per la scuola.
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Sviluppo della prima infanzia
Secondo una stima, più di 200 milioni di bambini sotto i cinque anni di età, nei Paesi in via di sviluppo, non riescono a raggiungere il proprio potenziale in termini di sviluppo cognitivo.
Istruzione primaria
Nel 2008, 67 milioni di bambini in età di scuola primaria ancora non la frequentavano, il 53% dei quali erano bambine.
Mentre i genitori di Dacca, in Bangladesh, spendono in media il 10% del reddito familiare per i costi scolastici di ogni figlio, questa percentuale sale al 20% nelle famiglie più povere. E sempre in Bangladesh, secondo dati aggiornati al 2009, le differenze erano ancor più pronunciate al livello secondario: il 18% dei bambini dei bassifondi frequentava la scuola secondaria, in confronto al 53% delle aree urbane e al 48% delle zone rurali.
Protezione
Registrazioni alla nascita: circa un terzo di tutti i bambini delle aree urbane non viene registrato alla nascita, e la percentuale risulta più vicina al 50% in Africa sub-sahariana e Asia meridionale.
Traffico di bambini
Nel mondo 2,5 milioni di persone sono coinvolte nel lavoro forzato, una conseguenza del traffico di esser umani: dal 22 al 50% di esse sono bambini.
Lavoro minorile
Secondo dati del 2008, nel mondo sono 215 milioni i ragazzi e le ragazze tra i 5 e i 17 anni che lavorano, di cui 115 milioni coinvolti in mansioni pericosolose.
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Bambini migranti
Molti bambini emigrano con le proprie famiglie.
In Cina, nel 2008, 27,3
milioni di bambini (circa il 10% dei bambini cinesi) sono migrati
all’interno del paese con i propri genitori.
C’è anche una percentuale significativa di bambini e giovani che si
spostano all’interno dei propri paesi da soli. Un recente studio su 12
Paesi ha riscontrato che un bambino migrante su cinque tra i 12 e i 14
anni e uno su due tra i 15 e i 17 anni si sono spostati senza un
genitore.
Si ritiene che, nella sola India, almeno quattro milioni di bambini
emigrino stagionalmente, da soli o con le famiglie.
Shock economici
Gli effetti della crisi economica continuano a farsi sentire. I
poveri sono ancora più vulnerabili a causa dell’aumento dei prezzi di
cibo e carburante poiché essi già spendono tra il 50 e l’80% delle loro
entrate per il cibo.
Alla fine del 2010 c’erano 30 milioni di disoccupati in più rispetto
all’inizio del crisi nel 2007, soprattutto tra la popolazione tra i 15 e
i 24 anni.
Violenza
Le aree maggiormente degradate nei contesti urbani spesso catalizzano fenomeni di crescente violenza in cui bambini e ragazzini ne sono tanto le vittime quanto gli autori.
In alcune aree del mondo, entrare a far parte di una banda è un’esperienza comune per molti giovani (l’età media dell’iniziazione è di 13 anni), che crescono così nell’abitudine della sopraffazione e del conflitto.