«Un’intervista? Meglio di no. Non ne ho mai date. Vorrei rimanere nascosto, senza clamori. Il Vangelo dice “non sappia la tua destra…”, ecco, questo è lo stile che vorrei tenere, un po’ sotto traccia». La voce di monsignor Konrad Krajewski, – anzi di “don Corrado”, come si presenta al telefono –, arriva cortese e dolce. «La povertà è una cosa seria, non serve per farsi pubblicità», spiega gentile, ma declinando con decisione l’invito a rispondere a qualche domanda. L’elemosiniere del Papa è schivo. E anche quando gli tocca presiedere a qualche evento lo fa con discrezione, riducendo al minimo le parole. Giusto dei ringraziamenti, o poco più.
Dove non è avaro di parole, invece, è nel rapporto diretto con le persone. Il
Papa gli ha chiesto di non rimanere dietro la scrivania, ma di essere
la sua mano, la sua voce, la sua carezza nelle periferie che non può
visitare direttamente. Così don Corrado è volato a Lampedusa, a
portare aiuti ai migranti, carte telefoniche per chiamare casa, a
benedire le bare. Sotto i portici del Vaticano, soprattutto nei giorni
più rigidi dell’ultimo inverno,don Corrado ha incontrato i senza fissa
dimora, si è dato da fare per la distribuzione dei pasti caldi, delle
coperte. Tra le rarissime fotografie spicca quella scattata il 17
dicembre scorso con alcuni di loro che il Papa ha voluto accanto a sé, a
colazione, nel refettorio di Santa Marta, un modo alquanto originale ma
sicuramente evangelico per festeggiare i suoi 77 anni.
Non è raro veder sbucare all’improvviso don Corrado, in qualche quartiere di Roma, per incoraggiare quanti si occupano di alleviare le povertà. «A novembre dello scorso anno è venuto alla stazione Ostiense», racconta Giovanni Moriccioni, «mentre eravamo impegnati con il nostro gruppo nell’iniziativa “Apri le braccia a tuo fratello”. Stavamo distribuendo i panini ai senza fissa dimorache stazionano lì. Don Corrado ha portato tessere telefoniche, biglietti dell’autobus, altri aiuti. Ma, soprattutto, ci ha incoraggiati ad andare avanti. Non ce lo aspettavamo proprio. È stata una bellissima sorpresa che ci sprona ancora adesso che ci siamo spostati a condividere gli aiuti con quanti dormono alla stazione Termini».
NEL 2013 OLTRE UN MILIONE DI EURO. A don Corrado, polacco, 51 anni il 25 novembre, già cerimoniere di Giovanni Paolo II e di BenedettoXVI, spetta il compito di ripartire quanto arriva all’Elemosineria apostolica. Lo scorso anno oltre un milione di euro. Frutto dei doni fatti al Papa, ma anche, per circa 250 mila euro, degli introiti delle pergamene che riportano la benedizione del Santo Padre. In occasione di battesimi, matrimoni, prime comunioni, anniversari particolari le si può richiedere direttamente all’ufficio dell’Elemosineria, come già aveva disposto Leone XIII proprio con l’intenzione di utilizzare interamente il ricavato per opere di carità. Bisogni sempre crescenti cui “il braccio caritativo”, di papa Francesco, come è chiamato monsignor Krajewski, cerca di dare risposta. E sono in tanti a dargli una mano. Non ultimo lo spettacolo andato in scena il primo ottobre all’Arena di Verona. Proprio alla presenza di don Corrado,la suggestiva cornice scaligera ha ospitato un’opera teatrale su san Pietro dal titolo Il primo Papa – La libertà di essere uomo. Tutto l’incasso della serata è stato devoluto all’Elemosineria per aiutare i “poveri di papa Francesco”.