Nell'osservare questa foto, bisogna avere la forza di superare l'istintiva ripugnanza che suscita, per saperne cogliere la storia, il significato e, sì, la bellezza. La ragazza ritratta si chiama Bibi Aisha, ha 18 anni, viveva nella provincia Oruzgan, in Afghanistan. Un giorno è fuggita dal marito violento per tornare dalla sua famiglia, ma l'uomo, talebano, l'ha rapita per consegnarla alla "giustizia". Scontato il verdetto di un comandante talebano: mentre il cognato la teneva immobile, il marito amputava a Bibi orecchie e naso. Abbandonata in queste condizioni è stata salvata e aiutata dai soldati americani e condotta in America dopo un periodo in un rifugio per donne a Kabul. Il sostegno piscologico e un'operazione chirurgica hanno tentato di donarle una nuova vita.
Questa è la storia raccontata dalla foto scattata da Jodi Bibier, una fotografa sudafricana: così bella, nella sua straziante e insostenibile brutalità, da meritare il World Press Photo 2011, ovvero il più importanete premio fotogiornalistico internazionale. La giuria, come di consueto, ha diviso le 108.059 immagini pervenute in nove categorie, nominando un vincitore per ciascuna di esse: vita quotidiana, protagonisti dell'attualità, spot news, notizie generali, natura, storie d'attualità, arte e spettacolo, ritratti, sport. Nel loro insieme, le foto vincitrici si fanno specchio del mondo in cui viviamo e dell'anno trascorso, denunciando ingiustizie e soprusi, come nel caso dello scatto della Bibier, ma anche documentando le trasformazioni sociali, esaltando la bellezza della natura o di un gesto atletico, immortalando ritratti, cogliendo i palpiti della storia e, sempre, regalando grandi emozioni.
Le foto vincitrici del World Press Photo 2011 sono visibili a Roma, al Museo in Trastevere, dal 28 aprile al 22 maggio, e a Milano, alla Galleria Sozzani, dal 5 al 29 maggio.
Tra i 56 premiati di 23 diverse nazionalità, figurano otto fotografi italiani. Contrasto, fra gli organizzatori della mostra, pubblica come anno il catalogo.