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domenica 09 febbraio 2025
 
CARCERE
 

“La bellezza salverà il mondo”: a San Vittore si celebra la vita, nel ricordo del mare

28/06/2023  Arnoldo Mosca Mondadori, Ciro Menale e Luigi Maruzzi sono stati co organizzatori di un evento tenutosi al carcere di San Vittore destinato ai detenuti, per restituire speranza, bellezza e poesia a coloro che non ne hanno mai conosciuta con il progetto "Metamorfosi".

Arnoldo Mosca Mondadori con le persone detenute che lavorano nel laboratorio di liutaio nel carcere di Opera
Arnoldo Mosca Mondadori con le persone detenute che lavorano nel laboratorio di liutaio nel carcere di Opera

La sala centrale del carcere di San Vittore, da cui si diramano i sei raggi nei quali sono distribuiti i detenuti della casa circondariale del centro di Milano, si è trasformata in una cassa armonica che ha fatto risuonare in tutta la struttura le note e la musica del Quartetto del Mare e della Piccola Orchestra dei Popoli. Per un’iniziativa di Arnoldo Mosca Mondadori e della sua Fondazione della Casa delle arti e dello Spirito, è stato allestito un concerto per i detenuti che ha incantato gli spettatori per un’ora grazie alla forza catalizzatrice della musica. Gli sguardi rapiti dei ragazzi, le braccia conserte e le orecchie tese a scorgere la propria lingua madre, a carpire le parole del poeta Luigi Maruzzi messe in musica e cantate dalle interpreti dell’Orchestra dei Popoli rispondono perfettamente al concetto intorno al quale Mondadori ha ideato tutto l’evento: “La bellezza salverà il mondo”. Tutti gli elementi del contesto, dalla collocazione dei musicisti, alla scelta delle poesie di Luigi Maruzzi e gli intermezzi musicali, tutti curati dal direttore artistico Ciro Menale, ruotano attorno al concetto di Metamorfosi, che vuole dar voce a tutta quella popolazione, soprattutto quella dei migranti, costretta dalla povertà estrema a riversarsi nelle carceri: il progetto si rivolge soprattutto ai giovani adulti, affinché che possano trovare nella detenzione un’opportunità di crescita, di cambiamento, di “metamorfosi” appunto.

E la metamorfosi non è soltanto umana, ma anche materiale, perché gli strumenti utilizzati dal Quartetto del Mare sono molto particolari: realizzati dai detenuti del carcere di Opera, insieme all’aiuto di maestri liutai, i violini, la viola e il violoncello sono stati creati con le cataste di legno dei barconi approdati a Lampedusa. O, per lo meno, con quello che ne era rimasto. Quando i musicisti poggiano gli archetti, infatti, sulle corde di questo strumenti colorati e quanto mai straordinari, nasce un suono ovattato, fluido, che ricorda i flutti del mare, la spuma delle onde che si incaglia tra le tavole del legno e assorbe la paura, ma anche i sogni e le speranze dei migranti che a quelle navi hanno affidato la propria vita. «Questi strumenti sono delle rimembranze» dice un ragazzo detenuto nel carcere, arrivato dal Nord Africa proprio con uno di quei barconi. La musica trasporta quindi e racconta un viaggio, il loro viaggio, quello passato segnato dalla tragedia dell’abbandono della propria patria, e quello futuro, verso un destino ancora tutto da scrivere. Con questo progetto, Arnoldo Mosca Mondadori vuole iniziare a raccogliere un fondo povertà, che possa restituire dignità a tutti coloro che possiedono poco più di qualche vestito e che non possono neanche permettersi beni alimentari allo spaccio.

Luigi Maruzzi e Arnoldo Mosca Mondadori
Luigi Maruzzi e Arnoldo Mosca Mondadori

Oltre agli “strumenti del mare”, ad animare questa iniziativa anche le poesie del già citato poeta Luigi Maruzzi, direttore area Erogazioni della Fondazione Cariplo che recentemente ha pubblicato con Morcellania Lentamente la dolcezza, una raccolta di poesie, prosa e prosa poetica che dona la parola «a chi la ascolta». E se chi l’ascolta sono i detenuti, che parlano lingue diverse e non conoscono bene l’italiano, è necessario restituire alla poesia il valore universale che le è proprio. Lo stesso autore, in un intervento conclusivo, ha infatti dichiarato che non sono stati necessari traduttori, perché «è in questi luoghi che abitano le lingue, che sono strumento vivo di conoscenza, del mondo e degli altri». Così tradotte dai detenuti stessi, le poesie sono state recitate dalle interpreti della Piccola Orchestra dei Popoli, che hanno letto e cantato in arabo, russo, spagnolo e albanese. La musica e la poesia animano il legno, riportano la bellezza nei posti in cui era stata data per sconfitta e il fragoroso applauso finale ne è stato testimone.

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