Il 42° convegno annuale del Movimento per la vita è iniziato con la benedizione di papa Francesco, letta dalla Presidente, Marina Casini, che ha espresso “apprezzamento per l’importante opera svolta dal Movimento nel sostenere la difesa e il rispetto di ogni fratello e sorella, anche quando sono piccoli individui nel grembo materno” e ha auspicato che il Convegno porti “un rinnovato impegno per la diffusione della cultura della vita” nei volontari pro-life, oltre 400 presenti, online e in presenza, a questo annuale incontro targato MPV.
È stato poi il turno dei preziosi saluti del Cardinal Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana che ha ricordato che, come suggerisce il tema del Convegno, che “pace, speranza e vita sono come tre inseparabili sorelle. Solo se stanno insieme inscindibilmente è possibile dischiudersi di un futuro è possibile il dischiudersi di un futuro di fratellanza tra tutti i popoli della terra” e come “la ricerca della pace ci chiama ad essere artigiani di pace, con le nostre parole e gesti”.
Altri i saluti arrivati, sia attraverso messaggi alla Presidente, Marina Casini, sia di persona, con il saluto in diretta dal Convegno di Don Riccardo Mensuali, che ha portato i saluti di Mons. Paglia, presidente della Pontificia Accademia della Vita, di Jor-el Godsay, presidente di Heartbeat International e di Jaime Ortega, di One of US, riuniti nel 6° Forum Europeo, in concomitanza con l’evento MPV.
Nella seconda parte della serata, moderata dalla giornalista di Famiglia Cristiana, Orsola Vetri, è poi intervenuta Nadia Gordinsky, presidente della realtà Ucraina Save a Life International che ha raccontato la storia di Tania a Mariupol: “aspettava il terzo figlio quando è scappata dalla città, quando all’ennesimo checkpoint sotto la minaccia del fuoco dei soldati russi è riuscita ad arrivare in uno dei centri. Nel centro è potuta restare fino al momento del parto in ospedale per poi raggiungere la Polonia. Nemmeno mille missili possono distruggere la vita, la vita tornerà sempre perché è un dono di Dio”. Nadia ha raccontato come ormai, in Ucraina, l’aborto sia visto come una soluzione: “molte donne all’improvviso hanno guardato all’aborto come una soluzione, con i mariti spesso al fronte e senza il necessario per andare avanti. I centri sono stati una ancora di salvezza per molti”. La Gordinsky ha concluso ponendo una domanda che invita alla riflessione: “Come possiamo avere pace nel mondo se non sappiamo garantire la pace nel grembo materno?”
Si sono collegati, a seguire, Emiliano Abramo, presidente della Comunità di Sant’Egidio e Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, che hanno ricordato l’importanza di sostenere la pace, “di dirsi pacifisti”, di non rassegnarsi alle sofferenze e della necessità di avere un ministero della pace, “perché negli uomini batte il desiderio di pace e giustizia. Ma la pace nasce dall’accoglienza di questa meraviglia che è la vita”.
A concludere la serata, il vicepresidente del MPV, Giuseppe Anzani che ha ricordato che “l’’embrione non è una vita in speranza, ma la speranza della vita. La sua distruzione richiede non riconoscerne il volto umano, come accadde in ogni guerra, in ogni negazione dell’umanità. Se non riusciamo ad amare quello che vediamo, come possiamo amare quello che nemmeno vediamo? Il problema si riproduce ogni volta che una vita non raccoglie più dallo sguardo di chi la contempla la venerazione di ciò che è sacro. La guerra è la maternità straziata prima ancora del massacro dei giovani, così è anche dell’aborto. La speranza della vita è nelle mani delle donne, nella gioia della maternità”.